Il Bologna ha vinto la Coppa Italia. Una gioia rimandata 51 anni

I rossoblù hanno battuto il Milan per 1-0 nella finale di Roma. Dopo tre finali perse (alla guida della Fiorentina), Vincenzo Italiano alza il suo primo trofeo con una squadra che tutti consideravano indebolita rispetto a un anno fa e invece è riuscita a stupire e vincere

Canta Bologna con i suoi cantautori, canta il Bologna con i suoi ragazzi che dopo 51 anni riporta a casa la Coppa Italia in una serata finita direttamente nella storia della società rossoblu. Decide un gol di Dan Ndoye con Orsolini tenuto in gioco da una spalla di Theo Hernandez che poi regala l’assist vincente al nazionale svizzero. È l’immagine della stagione maledetta del Milan che ha fatto dell’incostanza la sua cifra in un anno in cui viene estromesso dall’Europa, un tempo, ormai lontanissimo, il suo regno. Questa volta il ribaltone non è riuscito e il Milan che non ha reagito come in altre occasioni, finisce ribaltato in finale come sei anni fa contro la Juve, anche se in questa serata romana c’è un po’ di recriminazione per le decisioni dell’arbitro Mariani alla fine del primo tempo. Non si può rincorrere sempre. E il Bologna è diverso da quello visto venerdì a San Siro, ci crede più degli avversari. Il Milan ci prova fino in fondo, ma più che occasioni crea confusione e alla fine vede anche il suo ex capitano, Davide Calabria, alzare la coppa. Qui finisce l’avventura di Sergio Conceicao, la grande illusione della Supercoppa è finita in fretta, lasciandosi dietro delle macerie su cui non sarà facile ricostruire. Non toccherà a lui la ristrutturazione, ma a questo punto il popolo rossonero chiede di accelerare e decidere finalmente l’allenatore (e il direttore sportivo) con cui ricominciare. Giocare così male una finale, una partita che avrebbe potuto dare un senso a una stagione che un senso non lo avrà, non era prevedibile. Invece è successo e adesso sulla testa dei tifosi rossoneri pesa il terrore di vedere i cugini alzare la Champions il 31 maggio.

Dopo tre finali perse con la Fiorentina, Vincenzo Italiano alza le braccia nel cielo di Roma scrivendo una pagina di storia di una società concreta, con i piedi per terra e un bel futuro davanti. Non era una stagione semplice dopo Thiago Motta, Zirkzee e Calafiori, ma il Bologna non ha mai perso la rotta credendo in un tecnico dal futuro assicurato. “Dopo alcune delusioni penso che sia meritata. Abbiamo fatto una grande partita, una prestazione incredibile dei ragazzi. Sapevamo delle mosse del Milan nel secondo tempo, il percorso che abbiamo fatto viene coronato con questa coppa. Questa gente meritava questo trofeo. Tra le delusioni ci sono anche le tre finali perse? Anche quelle, certo. Sono state tre delusioni pesanti. Non pensavo di potermi prendere la rivincita pronti via. Sono felice, abbiamo fatto una prestazione grandiosa”, ha detto il tecnico che dedica la coppa alla sua gente e alla famiglia di Joe Barone che lo aveva voluto a Firenze. Fa festa una città intera, quella arrivata all’Olimpico e quella rimasta a casa davanti alla tv. Il Bologna che dopo Thiago Motta, temeva di implodere, è esploso nel migliore dei modi in una stagione in cui spesso è riuscito a dare spettacolo, quasi come la squadra che faceva tremare il mondo in un’altra epoca. Il Bologna è stato sempre squadra. Solido, cattivo, concreto, coraggioso, senza lasciarsi prendere dalla paura all’inizio quando il Milan sembrava entrato bene in partita. Ha vinto con l’organizzazione che Conceicao non è riuscito a dare ai suoi. La sua era rossonera è durata il tempo di un sigaro, quello fumato nello spogliatoio di Riad quando sembrava essere l’uomo giusto al posto giusto. Invece era solo un’illusione.

È tutto bello, anzi bellissimo all’inizio quando Roberto Baggio, uno che oggi ce lo sogniamo, porta in campo la coppa Italia. C’è la banda che suona l’inno, Chiara Galiazzo che lo canta, i fumogeni tricolori, la telecronaca di Canale 5 affidata a una delle migliori coppie in circolazione. È una festa tricolore, peccato che Luciano Spalletti all’inizio trovi solo tre italiani (Gabbia, Orsolini e Fabbian) tra i 22 in campo. Si gioca per la Coppa Italia, ma l’Italia è in tribuna a tifare. Baggio che ha indossato le maglie delle due finaliste è l’uomo giusto per partire e alla fine vince la squadra che gli aveva dato una seconda vita. C’è un senso in tutto questo.

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