I legami trumpiani col Qatar e la folle apertura all’Iran: “Non esistono nemici permanenti”

Oggi è un partner per contratti miliardari, ma in passato si parlava del piccolo paese del Golfo come “finanziatore del terrorismo” e sponsor di Talebani, Hamas, jihadisti in Mali, houthi, Hezbollah e al Qaida in Siria

Nel 2018 il Wall Street Journal ha rivelato che il Qatar aveva preso di mira una lista di 250 persone vicine a Donald Trump con l’obiettivo di “entrare nella sua testa il più possibile”, secondo le parole di un lobbista coinvolto nell’iniziativa. Trump ieri è arrivato in Qatar dopo aver incontrato il nuovo uomo forte di Damasco, l’ex jihadista al Sharaa, definito da Trump “un giovane affascinante”.

Ad accogliere Trump a Doha la famiglia reale al Thani. E il lussuoso Boeing 747 del valore da quattrocento milioni di dollari dono dell’emiro. Si tratta di una svolta spettacolare per il piccolo paese del Golfo che Trump aveva liquidato otto anni fa come “un finanziatore del terrorismo ad altissimo livello”. Oggi nessuno parla più del Qatar come sponsor di Talebani, Hamas, jihadisti in Mali, houthi, Hezbollah e al Qaida in Siria. Ieri Trump ha firmato con l’emiro un contratto da duecento miliardi per l’acquisto di Boeing americani.

L’accordo per l’aereo di Trump è stato firmato dal procuratore generale, Pam Bondi, rivela la Free Press di Bari Weiss in una inchiesta di quaranta pagine uscita ieri. Bondi lavorava per una società di lobbying di Washington che riceveva 115mila dollari al mese dal Qatar. Ma Bondi non è l’unica nell’Amministrazione ad avere legami con l’emiro. Il capo dello staff di Trump, Susie Wiles, ha guidato la società di lobbying Mercury Public Affairs che rappresentava l’ambasciata del Qatar a Washington. Anche il direttore dell’Fbi, Kash Patel, ha lavorato come consulente per il Qatar. E poi c’è Steve Witkoff, il consigliere di Trump. Witkoff è un altro grande beneficiario della generosità del Qatar: nel 2023, il fondo del Qatar ha rilevato il suo investimento in difficoltà nel Park Lane Hotel di New York per 623 milioni di dollari.

Il Qatar ha speso cento miliardi di dollari per ottenere influenza al Congresso, nelle università americane, nelle redazioni dei giornali, nei think tank e nelle corporation. Gli assegni alle università sono noti. Meno noto che la famiglia al Thani abbia donato cinquanta milioni di dollari al sito trumpiano Newsmax e che il fondatore di Newsmax abbia incoraggiato lo staff a “mitigare” la copertura del Qatar. Ancora meno noto è l’investimento del Qatar nel commentatore John Fredericks, vicepresidente della campagna di Trump del 2016 in Virginia e attivo nella campagna del 2020. Dal 2017 al 2019, la società di Fredericks, Common Sense Media Holdings, ha ricevuto almeno 180mila dollari dal Qatar-America Institute per fornire “apparizioni regolari di funzionari qatarioti di alto rango”. L’emiro del Qatar è appena apparso sul canale di Tucker Carlson, megafono del trumpismo.

L’America non ha “nemici permanenti”, ha detto intanto Trump sull’Iran. Nathan Sales, coordinatore americano per l’antiterrorismo, ha rivelato che “solo l’Iran fornisce a Hezbollah 700 milioni di dollari all’anno. Eroga altri 100 milioni di dollari a vari gruppi terroristici palestinesi. Se a ciò si aggiungono i soldi forniti ad altri terroristi, il totale si avvicina al miliardo di dollari. Fermiamoci a riflettere, perché vale la pena ripeterlo: il regime iraniano spende un miliardo di dollari all’anno solo per sostenere il terrorismo”. Se non è un nemico permanente, gli somiglia molto. “Penso che con l’Iran le cose si risolveranno” ha detto ieri Trump dopo l’incontro con l’emiro del Qatar, che ha un piede in occidente e l’altro a Teheran.

Ma il medio oriente non è soltanto boeing con legni pregiati e contratti da firmare su petrolio, intelligenza artificiale e real estate. A New York, Morris Schneider, lo zio di Shiri Bibas, assassinata a Gaza insieme ai figli piccoli Ariel e Kfir, si è appena unito a una causa contro la rete qatariota al Jazeera intentata da decine di sopravvissuti alle atrocità commesse da Hamas per la sua collusione con Hamas. La famiglia di Steven Sotloff, il giornalista americano decapitato dall’Isis, ha invece accusato il Qatar di aver dato 800mila dollari a un “giudice” dello Stato islamico che ha ordinato l’omicidio di Sotloff. Il Qatar questa settimana, in vista del viaggio di Trump, ha ordinato la ricerca dei resti di Sotloff in Siria. Ci siamo accorti tardi che il gas russo non era gratis. Speriamo di non fare lo stesso errore col gas qatariota.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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