Urso al Senato: “I dazi di Trump peseranno circa il 10 per cento sul nostro export negli Stati Uniti”

I settori che rischiano di subire l’impatto maggiore delle misure imposte da Washington sono l’automotive e la farmaceutica. Il ministro del Made in Italy: “No ad azioni di pancia. La strada del negoziato con l’America deve essere seguita fino in fondo”

“Al momento non sembrano esserci effetti dei dazi americani sulla nostra economia. Il primo trimestre del 2025 ha mostrato un nostro export con un +11,8 per cento su anno, e questo non è avvenuto per altri paesi”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, in Aula al Senato, in merito alle conseguenze sul sistema produttivo italiano derivanti dall’introduzione dei dazi. Tuttavia, “se il quadro fosse quello già prospettato e non cambiasse, anche se ci auguriamo che cambi”, il centro studi del Mimit ha stimato “un impatto di circa il 10 per cento sulle esportazioni italiane negli Stati Uniti nel caso di dazi reciproci” al 20 per cento, che scenderebbe al 6,5 per cento nel caso di un dimezzamento dei dazi al 10 per cento, ha specificato il ministro. In ogni caso “gli Stati Uniti erano e restano i principali partner commerciali dell’Italia e di tutta l’Unione europea”, ha aggiunto Urso, ribadendo come l’obiettivo debba continuare ad essere “zero dazi” tra Ue e America, “anche se oggi appare difficile”.

“La strada del negoziato con gli Usa deve essere seguita fino in fondo – ha detto Urso – per unire e non dividere l’occidente, unire e non dividere l’atlantico; è questa la nostra posizione sempre e comunque, agire e non reagire”.

In estrema sintesi: “No ad azioni di pancia. Abbiamo seguito la strada del dialogo mentre qualcuno proponeva il boicottaggio per rompere con gli Usa e saldare l’alleanza con la Cina. Abbiamo operato in tutte le sedi europee per evitare una guerra commerciale dannosa per tutti“.

Lo scorso 9 aprile il presidente Trump ha annunciato la sospensione con effetto immediato e per 90 giorni degli extra dazi introdotti il 2 aprile, mantenendo vigente il dazio reciproco del 10 per cento per tutte le merci e per tutti i paesi. La sospensione decisa dagli Stati Uniti, però, “non riguarda i dazi già esistenti su acciaio, alluminio e auto, tutti al 25 per cento – ha specificato il ministro – che restano in vigore come i dazi generalizzati al 10 per cento”. Con evidenti ripercussioni sul comparto industriale automobilistico: “Le misure dei dazi non avranno impatto sulla vendita di auto esportate dall’Italia, che sono sostanzialmente di alta gamma e di conseguenza poco influenzati dalla dinamica dei prezzi, ma avranno un impatto molto significativo sulla filiera, cioè sulla componentistica“.

“Analogo impatto potrebbe aversi nel settore della farmaceutica – ha aggiunto Urso – per noi molto importante quale voce dell’export negli Stati Uniti, ove vi fossero misure che allo Stato non sono state ancora definite”. Allo stato attuale, i prodotti farmaceutici sono infatti esclusi dalle misure colpite dai dazi “perché considerati prodotti per scopo umanitari come semiconduttori, rame, energia, legname e minerali strategici”, ha ricordato il ministro, sottolineando tuttavia come “pochi giorni fa il presidente Trump ha annunciato misure draconiane per abbassare i prezzi dei medicinali negli Stati Uniti che sono notevolmente superiori ai prezzi dei medicinali in Italia”. In un ordine esecutivo firmato lunedì, infatti, il tycoon ha accusato nuovamente le case farmaceutiche estere di gonfiare i prezzi delle medicine a danno dei cittadini americani, minacciando addirittura l’ipotesi di mettere a punto “un piano normativo per imporre il prezzo della nazione più favorita”.

In virtù dell’accordo raggiunto a Ginevra nel fine settimana, Cina e Stati Uniti hanno deciso di sospendere una parte dei dazi reciproci per 90 giorni. Tuttavia, ha sottolineato Urso, “occorre prevedere una clausola di salvaguardia europea” nel caso in cui la Cina “subisse dazi molto elevati affinché si possa arginare un possibile riversamento di merci cinesi nel mercato libero dell’Ue“. Un meccanismo che cerchi dunue di “evitare che la sovrapproduzione asiatica, se precluso il mercato statunitense, venga indirizzata sul mercato europeo spazzando via i produttori locali”.

Per il momento, “aspettiamo i risultati del negoziato” tra Ue e Usa “che ci auguriamo positivi prima di sviluppare una più completa, piena ed efficace politica di compensazione mirata che comunque per avere efficacia deve essere comunitaria e non solo nazionale e questo lo abbiamo già richiesto in via preventiva alla Commissione europea”, ha aggiunto Urso, indicando i nodi principali da sciogliere a livello europeo: “Dobbiamo accelerare sulla strada delle riforme europee che purtroppo non appare né chiara né definita e sulla quale riscontriamo ritardi non più giustificabili anche alla luce del report di Mario Draghi, sino a questo momento inapplicato”. Per questo motivo, “serve cancellare quei dazi interni auto-imposti che derivano dagli eccessi di regole con uno shock di semplificazione e sburocratizzazione per le imprese e con una moratoria regolatoria in Europa”, oltre che “rivedere le politiche settoriali che si sono rivelate fallimentari per le quali abbiamo presentato in Unione europea alcuni significativi documenti di indirizzo strategico per la revisione del Sibam e la semplificazione burocratica e alcuni non paper settoriali come quelli su siderurgia, chimica, microelettronica e spazio”.

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