Il Var di Macron, il fazzoletto sospetto e la grande assente

Un Kleenex fa notizia, ma l’assenza dell’Italia dalla foto del treno europeo parla più di ogni bufala

C’è una scena che resterà nella storia mediatica del 2025. Un vagone di treno. Un tavolo condiviso. Quattro leader europei, tra cui Emmanuel Macron, seduti in posa da diplomazia informale. Sopra quel tavolo, un dettaglio minuscolo: un fazzoletto. Bianco, accartocciato, anonimo. Quanto basta per far scattare la paranoia del secolo. E’ cocaina! dice un tweet. E’ un gesto sospetto! Macron si guarda attorno! Che cosa nasconde?

A quel punto scatta il Var del web: si rallenta il video, si zooma sull’oggetto, si studia l’inclinazione della testa del presidente francese, si interpreta lo sguardo, si avanza la tesi. E come sempre accade con le fake news, l’assurdo diventa virale molto prima della smentita.

Questa volta, però, l’Eliseo decide di scendere in campo direttamente. Non lo fa con freddezza, ma con sarcasmo. Posta due immagini su X (ex Twitter): la prima con il famigerato fazzoletto e la scritta “Ceci est un mouchoir. Pour se moucher”. La seconda con Macron, Merz e Starmer, e la didascalia: “Ceci est l’unité européenne. Pour faire avancer la paix”. Magritte, sì, ma anche una lezione di comunicazione (e controcomunicazione) in stile repubblica presidenziale.

L’effetto, però, è doppio. Da un lato, Macron marca il territorio, reagisce come chi sa che ogni secondo di silenzio equivale a una conferma implicita. Dall’altro, amplifica il circo mediatico, creando quello che gli esperti chiamano “effetto Streisand”: cercare di negare una diceria può darle più visibilità di quanto ne avrebbe mai avuta da sola.

Ma c’è qualcosa di più interessante di un fazzoletto. E non è la polvere bianca. E’ l’assenza. A quel tavolo, su quel treno diretto a Kyiv, non c’era Giorgia Meloni. Non un dettaglio secondario. L’Italia, pur tra i paesi più attivi nel sostegno all’Ucraina, non è rappresentata nella “foto di famiglia” dell’unità europea. E questo, in tempi di diplomazia visuale e leadership socialmediatica, pesa più di un comunicato congiunto. C’è Macron, c’è Merz, c’è Starmer. Non c’è Meloni. Non c’è l’Italia.

Il paradosso è evidente: nella stessa settimana in cui una bufala virale costringe un presidente a fare il debunker in prima persona, l’unico vero mistero non è il contenuto del fazzoletto, ma l’assenza italiana da una foto che farà storia. Mentre l’Europa si muove, l’Italia si interroga sul superbonus.

E qui entra in scena un altro attore: l’intelligenza artificiale. Sì, perché il video da cui nasce il caso – quello in cui Macron, con fare distratto, prende un oggetto dal tavolo – è lo stesso che, in altri contesti, potrebbe essere manipolato, distorto, alterato. L’AI oggi è capace di generare video del tutto falsi, di clonare voci, di creare prove mai esistite. Ma la stessa AI, se usata bene, può anche fare il contrario: smontare frame per frame, identificare incoerenze nella luce, nei movimenti, nelle labbra, nella profondità. E’ uno strumento che può essere inferno e paradiso, bufala e verità, truffa e rivelazione.

Nel caso del fazzoletto, per esempio, ci sono già software che avrebbero potuto analizzare in tempo reale il video e segnalare che l’oggetto in questione aveva la consistenza e il comportamento fisico di un comune Kleenex. Gli strumenti di AI forense sono già usati da agenzie internazionali, redazioni giornalistiche e perfino da tribunali. Il punto è decidere se usarli. E se investire nella loro diffusione.

L’intelligenza artificiale è come il potere: neutra finché non la usi. E in un contesto in cui la verità è diventata faccenda di percezione, avere alleati tecnologici può fare la differenza tra il crollo della reputazione e un meme archiviato in 24 ore. Macron lo sa. E infatti usa la comunicazione come arma politica. L’Eliseo, scegliendo di rispondere direttamente alla bufala, ha capito che in guerra (anche quella dell’informazione), ogni secondo conta. Ma anche ogni frame. E ogni pixel. La sfida del nostro tempo non è più solo quella di evitare il falso. E’ riuscire a distinguerlo dal vero. Prima che sia troppo tardi.

E intanto, mentre l’Europa viaggia, l’Italia resta giù dal treno. E non serve nessun algoritmo per notarlo.

Leave a comment

Your email address will not be published.