“Non si fa geoplitica con l’antipatia. A Kyiv la prima opera azione concreta. Meloni ha sempre cercato le foto, basti vedere quella con Trump. Il Jobs act? Voterò come deciso dal Pd”. Intervista all’ex ministro degli Affari Europei
E adesso chi lo dice a Franceschini? Arriva in libreria Enzo Amendola, l’ex ministro, sottosegretario degli Affari Europei, il Robert Harris del Pd. Amendola, Giorgia Meloni che non va a Kyiv? “Una premier in smart working che ha la sindrome di Violetta, la protagonista della Traviata. Cerca il suo bell’Alfredo, Donald Trump, ma Alfredo telefonava a Macron, Merz, Starmer, e lei non c’era”. L’asse Italia-Germania, Meloni-Merz? “Al momento vedo solo un asse da stiro. La grande politica estera non si fa con Simion e Orbán”. Tajani? “Un ministro permaloso. Rilascia un’intervista al giorno e ci fa annegare in un mare di retorica. Sento propositi da tigre, ma su Gaza solo miagolii. Perché gli aiuti italiani restano fermi al confine?”. Il Piano Mattei? “Da un anno attendo che il coordinatore venga in Parlamento con numeri e programma”. Voterà per abolire il Jobs act? “Voterò come stabilito in direzione”. All’Opera, con Amendola. In scena!
Abbiamo sul tavolo il suo nuovo romanzo, il giallo, “L’Imam deve morire” (Mondadori) e leggiamo, in quarta di copertina che “la verità talvolta deve scomparire”. Amendola, la premier che non ha partecipato a Kyiv, l’ha presa alla lettera? “Mi sembra che sia entrata in un fotoromanzo italiano e che stia prendendo i peggiori vizi della retorica diplomatica”. La fermiamo subito: diranno che “non è importante stare nelle foto”, che era collegata, che parla con Trump e che nel Pd siete rosiconi. Lei ha tutti i vizi: è del Pd, ha negoziato il Pnrr, ora scrive libri. E’ anche rosicone? “Ma non è Meloni che ha cercato la foto con Trump? Non è Meloni che si è catapultata in America, da Trump, il suo bell’Alfredo, per mostrarci la sua centralità europea?”. Da quando lei si intende di Traviata? “Sono anche esperto di sindromi diplomatiche. Primo atto, prima riunione dei ‘volenterosi’, e prima sindrome. Meloni partecipa ma è cupa, e vuole quasi nascondersi. Vado o non vado? Ecco la sindrome della sedia vuota”. Secondo atto? “Meloni come Violetta nella Traviata vuole dimostrazioni d’affetto da Trump, il suo Alfredo, e lo cerca, lo raggiunge, lo invita in Italia”. Finale? “E’ la sindrome, questa nuova, di Jep Gambardella. Meloni non vuole avere il potere di partecipare ai summit, ma di farli fallire. Solo che questa volta, i ‘volenterosi’ avevano il telefono pronto per chiamare Trump-Alfredo e la telefonata ha prodotto una concreta azione diplomatica tra Ucraina e Russia”. Lei si vuole imbucare ai summit come Macron? Perché gorgheggia come un francioso? “Perché Meloni è rimasta ferma in biglietteria. Si può sbandierare di essere protagonisti, ma alla fine si deve essere come il calciatore underdog Acerbi che fa gol al novantesimo”. E’ evidente che lei non abbia letto l’ultima intervista-libretto d’opera di Tajani. Lo sa che l’Italia organizzerà la conferenza internazionale sulla ricostruzione in Ucraina? “Avviso Tajani che prima della ricostruzione serve il cessate il fuoco, poi ci saranno i negoziati e solo dopo la pace”. Lei odora di francioso! “Il prossimo chi sarà? Una volta è Macron, un’altra è Merz. Consiglio a Meloni di smetterla con queste piccole gelosie, con i musetti. In politica estera si sale sul treno e si fa la donna di stato. La politica estera non si fa con il club degli scacchi. Si sta con i volenterosi, io, ad esempio, sono disperato perché non trovo un volenteroso contro Netanyahu”. Di nuovo? Perché attaccate Tajani? “Perché stiamo affogando nel faccimme ammuina. Comunico a Tajani che lo aspetteremo, ancora, e ancora, in Aula, figuriamoci se non lo aspettiamo e non per ripeterci la solita solfa. Deve spiegare perché i nostri aiuti restano fermi al confine di Gaza. Perché?”. Lei non è un patriota. Conosce l’asse Meloni-Merz? “Io vedo un asse da stiro. C’è più asse tra Germania e Veneto, che fra Merz e Meloni. Il primo viaggio di Merz è stato in Francia. Fossi stata in Meloni avrei preso un aereo per Berlino. Voglio ricordare agli amici leghisti che senza la Germania si ferma l’economia di Lombardia e Veneto. Meloni si liberi di questi diplomatici timorosi. Sono più patriota io di Meloni. Con la geopolitica dell’antipatia l’Italia non avrebbe mai ottenuto il Pnrr”. Ancora con il Pnrr? “E invece senza Pnnr saremmo già in recessione, sono gli unici soldi che tengono in vita il governo”. L’Europa ci darà la proroga sul Pnrr grazie a Fitto? “Rispetto Fitto che fa parte di una commissione complicata”. E il suo successore, Foti? “Per avere la proroga bisogna convincere i paesi frugali, amici della destra italiana”. Ora però basta. Lei va d’accordo con Elly Schlein? “Non ho ruoli nel Pd, ma quando abbiamo discusso di grandi questioni ho sempre trovato una segretaria pronta ad ascoltare. Dice che sono fortunato?”. Come pensate di governare un paese, di vincere, se in Europa vi dividete sul riarmo? “Il Pd diviso è un titolo di giornale che leggo da 15 anni. Abbiamo trovato, alla stretta, sempre unità anche con il M5s. A volte ci sgambettiamo tra le righe dei giornali, ma tra di noi basta sedersi”. E’ gentiloniano? “Sono maturato con Gentiloni commissario e credo che tutti gli italiani debbano dirgli grazie per quello che ha fatto durante il Covid”. Nel suo romanzo, il protagonista è un capitano dei servizi segreti. E’ vero che i nostri servizi sono sfasciati? “E’ assolutamente falso. I servizi sono patrimonio di questo paese, si pensi al sacrificio di uomini come Calipari. Il mio protagonista è un uomo delle ultime file, e non come i Vannacci”. Ha regalato il suo libro a Franceschini? “Confesso la timidezza, non ho detto a nessuno del mio romanzo”. Amendola, da grande vuole fare lo scrittore o il segretario del Pd? “E se per cominciare entrassi nella classifica dei libri più letti?”.