Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore – Un giornale come il vostro – attento alla storia come pochi altri – nel cercare precedenti per il nome del nuovo Papa, non dovrebbe soffermarsi anche sulla figura di san Leone IX? Papa di un altro cambio d’epoca, agli inizi della riforma gregoriana, che tanto ha cambiato la Chiesa e l’occidente intero, fu anche il primo Papa viaggiatore e fece largo uso di sinodi nella sua opera di riforma. Non varrebbe la pena ricordarlo?
Giulio Silano
Al direttore – Molti si sono affannati a collegare il nome del nuovo Papa al predecessore Leone XIII, ma io penso che il riferimento più adatto sia quello al Leone Magno che, disarmato, fermò (disarmò) Attila da cui l’appello di Leone XIV alla pace disarmata disarmante con tutto quel che ne consegue.
Tino Giannini
Al direttore – Per quanto si possa avere un’opinione pessima dei gruppi dirigenti dei partiti di maggioranza è impossibile immaginarli tanto stolti da invitare gli elettori a votare nel referendum di Landini & Schlein, che è solo una resa dei conti tutta interna alla sinistra. Poi – diciamoci la verità – l’astensione delle forze di centrodestra con il conseguente venir meno del quorum rappresenterebbe un atto politico importante perché metterebbe al sicuro l’operato della sinistra riformista dal desiderio di vendetta di quella reazionaria. Inoltre, non sarebbe la prima volta che viene boicottato un referendum appropriandosi della rendita di posizione garantita dal non voto sul raggiungimento del quorum. Nel referendum sui quesiti radical-leghisti sulla giustizia il Pd diede libertà di voto, mentre i Ds nel 2003, quando era segretario Piero Fassino (sostenuto da Massimo D’Alema), diedero l’indicazione del non voto su di un quesito della Cgil sull’articolo 18 dello Statuto. Nel 2017, quando si votò per il referendum sulle trivellazioni in mare, il presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi rivendicò la legittimità dell’astensione, giungendo a definire il referendum “una bufala”; analoghi toni sminuenti adottò il presidente emerito della Repubblica e senatore a vita Giorgio Napolitano, difendendo il diritto all’astensione e definendo l’iniziativa referendaria “inconsistente e pretestuosa”.
Giuliano Cazzola
Mai vista un’opposizione che punta forte su un referendum, quello sul Jobs Act, che in un solo colpo divide l’opposizione, fa perdere ulteriore credibilità al Pd, mette in imbarazzo un intero partito, allontana la sinistra dal mondo delle imprese e regala al centrodestra senza fare nulla la difesa della flessibilità sul lavoro, che ha permesso negli ultimi cinque anni all’Italia di aumentare l’occupazione fino ai record di oggi. Dall’agenda Tafazzi è tutto, a voi studio.
Al direttore – Grazie per l’editoriale del 10 maggio. La rivoluzione del silenzio è quello che molti si aspettano da Papa Leone XIV. Contrariamente a quanti sostengono sarà ben diverso da Francesco.
Ludovica Manusardi
Al direttore – Non ho le competenze del vostro Matteo Matzuzzi e tanto meno la preveggenza dell’ormai mitico Vincenzo Agostini, però ho la sensazione che Leo XIV abbia più un “registro” alla John Paul II che non di altri.
Valerio Gironi
Al direttore – Ho avuto la riprova che la nostra non è più una società per bambini. L’altra sera con mia moglie avevamo dei nipotini a cena. Cosa gli diamo da mangiare? Pizza e patatine, mica siamo i loro genitori, noi possiamo pure viziarli… Però dai, almeno prendiamo bibite senza caffeina, sennò stanotte stanno svegli e saltano come grilli. Passi che il reparto più grande del supermercato, dopo i surgelati, è quello degli alimenti per cani e gatti, ma la cosa stordente è che in mezzo a bancali di bibite gassate senza zucchero e beveroni energetici non abbiamo trovato nemmeno mezza bottiglia di Coca-Cola senza caffeina. I bambini non esistono, esistono Fido e Fuffy, tolto qualche uovo di Pasqua avanzato, non sono più un soggetto commerciale. Noi, i post boomer, eravamo un mercato, i bimbi di oggi, che si fa già fatica trovarne, non sono più nemmeno quello.
Giorgio Franceschi
Le do un dato: tra il 2017 e il 2022 il valore della produzione venduta di pannolini per bambini in Italia è diminuito del 59,6 per cento, passando da oltre un miliardo di euro a meno della metà. Non è un paese per bambini. Ma non disperiamo.