Quel ramo del lago che a Bellano ha idee Vitali, e ora un bel museo

È grazie alla famiglia del pittore Giancarlo Vitali (1929-2018) se ora il borgo lecchese ha un museo tutto nuovo e un progetto “di valorizzazione del territorio” che prende le distanze dalle modalità Como-lake che hanno reso l’altra sponda del lago la quintessenza dell’overtourism

A metà di quel ramo del lago di Como che volge a Mezzogiorno, il ramo meno glam, se ne sta Bellano, tremilatrecento abitanti appena e una certa letteraria fama. In fondo, è il paese dei Vitali. È qui che lo scrittore Andrea ambienta le bestselleresche avventure del maresciallo Ernesto Maccadò ed è parso a tutti uno sgarbo quando, poche settimane fa, si è saputo che la produzione Rai che sta lavorando all’adattamento televisivo (Una finestra vista lago, quattro puntate su RaiUno), ha scelto di storpiare il nome della cittadina in “Bellamo” e soprattutto di traslare la geografia della fiction in un imprecisato luogo tra Como e il Piemonte. In attesa di capire se nella vera Bellano saranno girati almeno alcuni ciak (le serie tv pompano turisticamente la toponomastica, ben lo sanno gli amministratori locali che le accolgono sempre con favore), meglio dedicarsi alla vitalità di altri Vitali di Bellano.

È infatti grazie alla famiglia del pittore Giancarlo Vitali (1929-2018) se ora il borgo lecchese ha un museo tutto nuovo e un progetto “di valorizzazione del territorio” che prende le distanze dalle modalità Como-lake che hanno reso l’altra sponda del lago la quintessenza dell’overtourism, per cui è ormai difficile mangiare persino una pizza a presto onesto. Bellano, che lo scrittore ottocentesco Antonio Balbiani aveva ribattezzato la “piccola Manchester del Lario” – terra di fabbriche e di gente abituata a far fatica – non sembra abbia troppa fretta di infighettarsi, di gentrizzarsi come si dice ora: sì, l’imponente ex cotonificio Cantoni è stato venduto e rinascerà come albergo di lusso, ma avrà anche un polo culturale annesso e un silos per il parcheggio (quest’ultimo un benefit extralusso per il turista di passaggio).

Nel frattempo, c’è il neonato Museo Giancarlo Vitali ad animare la zona. Si trova negli spazi seicenteschi di Palazzo Lorla, dove visse un tempo il ricco Antonio, eccentrico appassionato di uccelli. Qui, dove ancora oggi le rondini fanno dimora a decine e decine non appena arriva il temporale, nelle sale dismesse che nel Novecento avevano ospitato un Circolo dei lavoratori che sarebbe tanto piaciuto a Ken Loach, ArchiviVitali ETS con il sostegno della Fondazione Cariplo e di tanti donatori privati ha creato un museo che celebra con un centinaio di opere la pittura intensa e lombarda – fatta di fiori che deperiscono, carni al macello e ritratti intensi, di Giancarlo Vitali – artista vero scovato quasi per caso da Giovanni Testori a metà degli anni Ottanta. In un affare di famiglia lontano da logiche da circolino ma nutrito di vero affetto, la progettazione del museo è stata fatta dai giovani architetti di Vitali Studio (nipoti di Giancarlo e figli di Velasco, che è a sua volta artista ben noto: per l’occasione firma un incantevole murales nel giardino del museo dedicato agli uccelli del Lorla). Non stupitevi dunque dei colori accesi come l’arancione per le parti di passaggio, le bande nere e bianche nella prima sala, il blu-lago per lo spazio sotterraneo che un tempo era l’alimentare del paese: c’è anima, c’è memoria famigliare e vera in questo modo di ridisegnare gli ambienti. Le quattro sale con giardino custodiscono così in maniera impeccabile (vitale) il meglio della pittura di Giancarlo Vitali, artista che seppe trasformare i volti, i luoghi e la luce di questo ramo povero del lago in un mondo universale, assoluto, in cui tutti noi possiamo rivederci e ritrovarci. Ci penserà la neodirettrice Chiara Gatti, insieme a Velasco Vitali, a scandire la programmazione del museo con mostre temporanee che metteranno in dialogo la pittura del maestro di Bellano con la creatività di altri, ché l’idea è quella di creare non tanto uno spazio celebrativo, ma un laboratorio culturale su cui costruire solidamente il BAC Bellano Arte Cultura, risposta locale (anzi vitale) alla “Clooney-land” dell’altra sponda. A Bellano, dove trovi le pasticcerie come una volta (la Lorla, da non perdere), dove ancora resiste il cinema ed esiste persino il Museo del Latte, dove la gola dell’Orrido è la vera celebrità locale (con la sua scenografica cascata a strapiombo attira 300 mila visitatori l’anno) e dove, a ben guardare, anche l’arte antica ha i suoi gioielli (la romanico-gotica chiesa dei Santi Nazaro e Celso o il gruppo scultoreo cinquecentesco del Compianto del Cristo Morto nella chiesa di Santa Marta), è nato ora il Museo Giancarlo Vitali, evviva.

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