Chi ha scritto il direttore Claudio Cerasa
Al direttore – Nel 1997 un giornalista della tv bavarese chiese al cardinale Joseph Ratzinger di spiegare in che modo lo Spirito Santo guidava il Conclave nella scelta del successore di Pietro. Il futuro Benedetto XVI rispose: “Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto, da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto”. Passo e chiudo.
Michele Magno
E aggiunse anche: “Probabilmente l’unica garanzia che Egli offre è che la cosa non possa andare completamente a rotoli”. Chissà Benedetto XVI da che parte collocherebbe il nuovo Papa.
Al direttore – Anche ammettendo che il governo esageri nell’attribuirsi i record dell’occupazione (l’Italia resta tuttora in fondo alla classifica europea), in un paese in cui il 97 per cento dei lavoratori dipendenti è “coperto” da un contratto sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil non dovrebbero essere Landini & Bombardieri a rendere conto del perché i salari sono bassi?
Giuliano Cazzola
Al direttore – Da anni, lunghi anni, viviamo senza politica. Ciò che viene offerto, e chiamato “politica”, altro non è che un fiume secco: un alveo riarso, terroso, che riceve passivamente acqua da altri torrenti e la guida fino al mare. La politica, da tempo, non riesce a comprendere se stessa nella contemporaneità (poiché non comprende la contemporaneità); senza opporre alcuna mediazione, si fa mero “tramite” delle esigenze del pensiero che domina la trasformazione dell’uomo e del mondo: il pensiero che fuoriesce dalla relazione fra tecnica e capitalismo. In altre parole, la politica non fa politica. Non amministra una moltitudine secondo la volontà espressa dalla moltitudine. Essa, piuttosto, stabilisce i presupposti di fatto e di diritto perché si attui la volontà di un altro pensiero. Tecnica e capitalismo sono l’utero dell’epoca in cui viviamo: grembo, genotipo, brodo di coltura dei germi da cui si estendono quasi tutte le cose. Non considerare tale situazione, per la politica, è fatto mortale. Istigarne con decisione la comprensione, viceversa, è necessità perentoria dell’uomo che continua ad aspirare alla libertà e al bene comune. Papa Francesco aveva colto la tensione pervasiva, ultraeconomica, esistenziale, degli effetti della tecnica e del capitalismo (fra i tanti scritti, cfr. la lettera enciclica “Laudato si’”). Nelle sue riflessioni non v’è politica – di questa, neppure piccoli spiriti – soltanto preghiera, preghiera infaticabile, alta e sacra per la sopravvivenza dell’amore. Eppure, crediamo fosse persuaso che lì, in quel luogo di contrasto (tecnica e capitalismo, visti dall’interno, sono potenze che si contrastano) occorresse stabilire la sede per ripartire, e trovare nuove soluzioni, funzionali alla difesa dei più deboli, degli “scarti”, dei beni del creato. Lì, non altrove. Lì, dove le cose sono ancora “codice”. Uno sguardo simile a quello della tecnologia in medicina: quali sono gli studi che offrono maggiore speranza per la cura delle malattie degenerative? Quelli che aggrediscono il male prima che assuma forma: nel Dna. Anche nella politica, come accade con l’ingegneria genetica, si impone di modificare quote di Dna; qui, però, la materia non è organica: è pensiero; occorre una riprogrammazione strumentale che permetta alla civiltà (come è stato finora), di avanzare nell’ossequio dei valori umani più preziosi, senza subire gli scopi voluti soltanto da tecnica e capitalismo; la prima, massimamente pericolosa, perché – finzioni a parte – è lasciata del tutto libera di agire; il secondo, sempre più ingiusto, anche perché utilizza la tecnica come mezzo.
Vittorio Emanuele Falsitta
Papa Francesco il capitalismo non lo amava. Chissà che un Papa non anti occidentale, nato nella culla del capitalismo, non aiuti a rimettere un po’ di ordine nella Chiesa.
Al direttore – In merito alle dichiarazioni attribuite a Giuseppe Conte sulla possibilità di Elly Schlein di essere la candidata premier dell’area progressista e su presunti dubbi all’interno del Pd, si chiarisce che quanto riportato non corrisponde al pensiero di Giuseppe Conte e che le sue dichiarazioni, nel corso di una conversazione in cui è stato più volte sollecitato dal giornalista a pronunciarsi sul punto in questione, sono state evidentemente fraintese. L’opinione di Giuseppe Conte è quella correttamente riportata nel seguito dell’articolo, quando sostiene che bisogna fare “una cosa alla volta, cominciamo a unire le forze”.
ufficio stampa del
Movimento cinque stelle
Risponde Carmelo Caruso. Una letterina da Conte Pulitzer. Abbiamo abolito i fraintendimenti.