La proprietà? È nuda

Boom di queste transazioni (più 20 per cento). Opportunità o segnale di una crisi economica profonda

Alzi la mano chi non ci ha pensato almeno una volta. Pare la quadratura del cerchio, il coniglio dal cilindro. È notizia di ieri: la nuda proprietà in Italia è in forte crescita. Sul Sole 24 Ore si legge che nel 2024 le compravendite di questo speciale sistema sono cresciute del 20 per cento. “Con punte del 36 per cento a Bologna, seguita da Roma (33,5 per cento), Torino (32 per cento) e Milano (30,9 per cento)”. I motivi? Secondo il quotidiano economico “un po’ i tassi di interesse bassi che incentivano i mutui, un po’ l’età crescente dei proprietari di case, aumentano l’interesse e l’acquisto per una casa in nuda proprietà”. Un po’, ma il Sole non lo dice, è che nessuno ha più una lira, né chi vorrebbe comprare una casa, né chi non vorrebbe per niente vendere, ma fa ormai la fame. La nuda proprietà pare una soluzione magica, alchemica, come trasformare il mattone in oro: da un lato, consente al venditore (che diventa usufruttuario) di continuare a stare nel proprio immobile finché è in vita e, dall’altro, all’acquirente (che diventa proprietario) di comprare con sconti “che possono arrivare anche al 50 per cento, nel caso di un venditore con età compresa trai 64 e i 66 anni”.



Dove altri popoli vanno ad abitare in macchina, la nuda proprietà è una trovata all’italiana di non raccontarsi la verità; ammortizzatore sociale, bacchetta magica per continuare a vivere negli anni Ottanta, quando i vecchi campavano splendidamente e i giovani rampanti compravano cash ampie magioni: è infatti l’unico sistema con cui oggi una fascia di 40-cinquantenni può comprarsi casa, e con cui gli ottantenni possono campare non da homeless ma come nell’epoca d’oro dell’Inps. Il problema è che in entrambi gli scenari, in casa ci sarà qualcuno di troppo. Nel primo caso, il proprietario. Nel secondo, l’acquirente.



Ma se per molti la nuda proprietà è un modo per continuare a sognare, per non svegliarsi, per altri è il sintomo di una società sderenata. Per Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare, il crescente ricorso alla vendita in nuda proprietà è il segnale di “una crisi che continua a colpire duramente la fascia anziana della popolazione; è indispensabile che il Governo agisca tempestivamente con misure mirate”. Seh vabbè. Meglio sfogliare gli annunci in cerca del vecchietto giusto.



Conferma Tecnocasa: il 67,4 per cento di chi ha venduto la casa in nuda proprietà lo ha fatto per “reperire liquidità o per mantenere un certo tenore di vita”, mentre chi compra sono soprattutto famiglie (70 per cento) nella fascia compresa tra i 35 e i 44 anni. Perché c’è nuda proprietà e nuda proprietà. Ovviamente lo sconto diminuisce al salire dell’età del venditore, si parte dal 50 per cento quando il venditore ha tra i 64 e i 66 anni, ma crolla in caso di proprietari anziani (solo il 20 per cento per gli ottantenni, del 10 per cento per i novantenni). In entrambi i casi, uno scenario di parallelo disagio. Il sessantenne magari pensionato che non ce la fa più, il 90enne che forse vuole mangiarsi fuori i suoi soldi senza darli agli eredi ingrati. E chi compra non sarà tentato, magari in casi di usufruttuario molto giovane, invece di aspettare il naturale corso degli eventi, di agevolarlo? L’unico caso che si trova in Rete risale nel 2011 quando una anziana musicista di Scarperia (Firenze) si ritrovò del veleno della minestra dal suo agronomo 63enne che le aveva appunto comprato la nuda proprietà.



E strano che in mercati immobiliari aggressivi come quello milanese non siano ancora sorte bande di assassini di usufruttuari (a Roma non c’è pericolo, manca l’organizzazione, è del resto l’unica piazza dove quando scrivi o telefoni alle agenzie, lungi dal perseguitarti come ovunque, non ti rispondono e non ti richiamano). Dall’altra parte, quando l’usufruttuario esalerà l’ultimo respiro, con quanta prontezza gli eredi o chi per loro segnaleranno il decesso, e procederanno allo sgombero? (Qui, l’acquirente dovrà controllare di persona? Piantonare l’abitazione per evitare usufruttuari immortali, e magari casi di “impersonamento” e cartonati?).



Sulla nuda proprietà ci si potrebbero scrivere romanzi: immaginiamo il giovane-vecchio: età usufruttuario 50 anni. Figlio mio, trovati una fatica! C’è poi invece l’anziano nudo proprietario da esproprio proletario, scusate il gioco di parole, ma ci sono case da milioni di euro dove il proprietario anziano vuole continuare a viverci dentro facendo ancora finta evidentemente d’essere ricco ma non essendolo chiaramente più. A Roma per esempio è in vendita da tempo la nuda proprietà di una famosa casa a Monti Parioli, un attico fantasmagorico già residenza di Audrey Hepburn (prezzo richiesto, 4 milioni e mezzo). 630 metri quadri, recita l’annuncio di Christie’s su Immobiliare.it, “Dal prestigioso triplo salone di rappresentanza si accede al Terrazzo – maiuscolo – dove si può godere di una spettacolare vista nel verde su tutto il circondariato (“circondariato” è nel testo originale, forse lapsus da “casa circondariale”, ma sull’italiano degli annunci immobiliari si potrebbero scrivere dei Meridiani). E ancora, “tutti gli spazi abitativi sono stati concepiti per chi desidera il lusso senza tempo di una vita – senza tempo, ve piacerebbe – a contatto diretto con storia e natura, senza rinunciare al comfort. Completano la proprietà una cantina nel seminterrato di mq 29 e cinque posti auto tre scoperti e due all’interno di una comoda doppia autorimessa di mq 48. Residenza di grande prestigio, ideale per chi ama stare al centro della città eterna e godere di grandi spazi riservati”. Quattro milioni e otto, forse trattabili, ma forse ci si potrebbe mettere d’accordo, il proprietario potrebbe spostarsi nella doppia autorimessa di metri 48 godendo degli ampi spazi riservati anche senza morire. La nuda proprietà è anche una grande metafora degli italiani che non mollano, attaccati al loro privilegio immobiliare.



A Milano invece sempre Christie’s (agenzia di fiducia dei nudi proprietari, sembra di capire) aveva in catalogo fino a poco tempo fa la nuda proprietà più ganza, 240 metri quadri in via Cernaia, zona Turati, al prezzo di 4 milioni e mezzo, tutti affrescati da Mongiardino: ma l’annuncio non è più disponibile, forse l’usufruttuario è defunto, forse qualcuno se l’è comprato. Forse non è mai esistito e serviva solo a far sognare giovani e anziani, vabbè.

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).

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