No all’immobilismo per non dispiacere il M5s, sì ai progetti Pnrr e non solo. La voce del sindaco rieletto Franco Ianeselli
Un modello Trento per un centrosinistra non largo-largo e senza Cinque Stelle? E’ la ricetta che ha fatto vincere un secondo mandato al primo turno (con il 54,7 per cento dei consensi e con un Pd al 25 per cento) al sindaco uscente Franco Ianeselli, sociologo quarantaquattrenne ed ex segretario provinciale della Cgil eletto da indipendente di centrosinistra con un vantaggio netto sulla candidata di centrodestra Ilaria Goio, ferma al 26,57. Quindi l’alleanza Pd-M5s che la segretaria dem Elly Schlein porta avanti senza se e senza ma, nonostante la concorrenza a volte stridente del leader del Movimento Giuseppe Conte, non è scritta nella pietra? Questo sembra essere il corollario della conferma di Ianeselli. “Ho fatto delle scelte, la mia non è stata una consiliatura d’inerzia”, dice: “Il punto di partenza è sempre stato il voler far star bene la città, e sono convinto che, se avessimo fatto cinque anni di mandato tenendo come unico faro il non creare nessuna divaricazione di opinioni all’interno del campo largo, non portando avanti alcune decisioni a mio avviso importanti, non avremmo fatto l’interesse di Trento”. Per esempio, dice il sindaco, è interesse di Trento la funivia del monte Bondone, terra di scontro nel centrosinistra, con Ianeselli a favore del nuovo collegamento e con la candidata di Cinque Stelle, Onda e Rifondazione Giulia Bertolotti che, in stile decrescita felice, proponeva di “investire sui sentieri” al grido di “la montagna non è un luna park”. E dunque, spiega il sindaco, in questo secondo mandato si punta “al completamento dei progetti lasciati a metà” sia sul fronte della mobilità e del tessuto urbano sia su quello del nuovo regolamento edilizio e “di un ripristino del modello di accoglienza diffusa su cui il centrodestra del governatore Maurizio Fugatti ha lavorato di sottrazione”.
Circa un anno fa, infatti, quando ancora si era relativamente lontani dalla campagna elettorale, Ianeselli, da sindaco, aveva ribadito l’importanza di non concentrare tutti i richiedenti protezione internazionale a Trento. “In città”, diceva il sindaco, “abbiamo richiedenti protezione internazionale che entrano nei programmi di accoglienza nelle grandi strutture ma anche quelli che vivono sotto i ponti…innanzitutto c’è un tema relativo alla dignità di queste persone: non possiamo rimanere indifferenti di fronte a persone che dormono in strada. E sono tanti”. Ma c’era anche un altro problema su cui Ianeselli batteva: “La concentrazione di richiedenti protezione internazionale nel capoluogo produce inevitabilmente dei problemi di sicurezza”, diceva, “una situazione che però fa comodo a una parte politica: il fatto che ci siano problemi legati alla sicurezza viene infatti utilizzato per far ricadere poi tutte le responsabilità sull’amministrazione comunale”. Fatto sta che la linea del sindaco sociologo e sindacalista ha premiato. Ma sui referendum dell’8-9 giugno che cosa voterà? Ianeselli non si sbilancia: “Faccio il sindaco”, dice. E fare il sindaco per lui significa dare corpo al progetto della “Trento città del futuro”, con opere finanziate per larga parte con i fondi Pnrr. Non si tratta di “visioni o auspici”, è il concetto: le opere sono state già messe a terra: alcune sono in fase progettuale, altre a livello di appalto, altre a livello di cantiere. Questa Trento avveniristica (che si vorrebbe diventasse realtà nel 2030) prevede due nuove stazioni, una cabinovia, un ascensore obliquo e una ciclovia. Citava Guido Piovene, Ianeselli, a inizio campagna elettorale: lo scrittore nel 1953 descriveva Trento come “povera, grigia e dignitosa”. “Oggi invece”, diceva il sindaco allora uscente e ora “rientrante” alla testa di un centrosinistra formato medio, “è una città di frontiera che ha trovato un posto nel mondo, grazie a scelte come l’università di Sociologia. Siamo una società aperta. Lo vedo anche nei cognomi dei compagni di asilo di mio figlio: solo cinque su venti sono trentini”.