L’inutilità di prevedere chi sarà il Papa

Voci, sussurri, scommesse e ipotesi che si contraddicono. Per fare il Papa servono 89 voti, non pochi. Fino a mercoledì continueranno riflessioni e trattative

Roma. Passato il primo maggio, i cardinali tornano “al lavoro”, con l’ottava congregazione generale prima del Conclave che si aprirà nel pomeriggio di mercoledì prossimo, 7 maggio. Ieri è stata una giornata di relax, per così dire: molti porporati si sono recati fuori Roma, come dimostrano anche le numerose sedie vuote lasciate alla messa presieduta alle 17 dal cardinale Víctor Manuel Fernández, già prefetto del dicastero per la Dottrina della fede (era il sesto novendiale). Sul web girano voci d’ogni tipo, con cardinali che sarebbero già sicuri dell’elezione e altri che quegli stessi cardinali li danno invece fuori dai giochi. Fare il totopapa, insomma, ha poco senso. Soprattutto in un Conclave come questo, il più numeroso della storia con cardinali che poco si conoscono e che di rado in passato hanno frequentato Roma. Ci sono le chiacchiere attorno al colonnato, questo sale e questo cala, questo è stabile, questo chi è?, ma si viaggia sulle Montagne russe a una velocità tale che ogni previsione rischia d’essere sbagliata.

Nessuno sa, veramente, cosa pensino i cardinali che si preparano all’ingresso in Sistina, nessuno sa quali siano le priorità dei porporati presi alla fine del mondo, che devono essere rimasti abbastanza stupiti (e annoiati) dalla querelle tutta curiale sul destino del cardinale Becciu. Il cardinale Zen ha parlato dodici minuti, un intervento definito “spirituale” sullo stato della Chiesa, apprezzato dai confratelli. Hanno parlato anche altri, e più d’uno ha manifestato critiche veementi contro la governance di Francesco (nessuna sorpresa, accadde così anche nel 2013, con Benedetto XVI abdicatario ma vivo). Anche qualche insospettabile, legato da amicizia personale con Jorge Mario Bergoglio (il cardinale Beniamino Stella, ad esempio, prefetto emerito del dicastero per il Clero). Il che fa capire che tutto è in ballo e ogni soluzione è aperta.

Servono 89 voti per essere eletti Pontefice, i due terzi del Collegio. Significa che 89 cardinali devono scrivere lo stesso nome sulla scheda. Non è cosa da poco. Si è parlato molto di “unità”, ma è da vedere se questa poi si concretizzerà nelle votazioni: i cardinali sono divisi sia sull’eredità di Francesco sia sulla direzione da dare alla Chiesa di domani, tra sfide e programmi avviati. Dire, in questo contesto, chi siano i favoriti, è come predire un evento alla stregua degli astrologi del Seicento che – guardando le stelle – davano la data d’elezione del Papa. E sbagliavano sempre.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.

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