Il leader di Forza Italia vuole rilanciare il suo partito con un’alleanza ancor più stretta con i cristiano-democratici tedeschi, con una serie di obiettivi: far pressioni in Europa per riformare il Green Deal, salvare l’automotive e saldare un asse italo tedesca per l’industria della difesa.
Al congresso del Ppe a Valencia prende il largo l’asse Tajani-Merz. Il leader di Forza Italia vuole rilanciare il suo partito con un’alleanza ancor più stretta con i cristiano-democratici tedeschi, spiegano al Foglio fonti popolari. Il vicepremier intende infatti usare il congresso per poggiare la prima pietra di un progetto politico che ha obiettivi chiari: far pressioni in Europa per riformare il Green Deal, salvare l’automotive e saldare un asse italo tedesca per l’industria della difesa.
Ma non solo tra gli obiettivi politici, oltre riportare Forza Italia in alto nei sondaggi, c’è anche avvicinare ancor di più al Ppe l’Ecr e Giorgia Meloni, incoronata ieri non a caso dalla Bild come ‘il capo segreto d’Europa’. Nella nuova Europa infatti il cancelliere Merz, e il Ppe, potrebbero trovarsi a essere mediatori e colonna portante di un’intesa a tre con Meloni e Macron. Una partita azzardata vista le cattive relazioni tra l’italiana e il francese ma che se ben giocata può far fare un salto di qualità alla governance europea facendo andare d’accordo le tre principali economie del continente lasciando fuori dai giochi da un lato socialisti e verdi e dall’altro i sovranisti come Le Pen, Orban e la Lega di Matteo Salvini.
Un’alleanza, quella tra Forza Italia e Cdu, voluta da Tajani per rilanciare il suo partito in avanti nei sondaggi e che dovrebbe essere presto suggellata anche da un evento “significativo”, raccontano da Valencia, qualcosa che metterà in chiaro che da qui nasce un’amicizia solida da cui “i nostri elettori hanno solo da guadagnare”. L’arrivo di Merz a Berlino segna infatti un punto di svolta, per Forza Italia e per il Ppe. Per il Partito popolare europeo si tratta di un’Opa sulla governance europea, con uno strapotere popolare che ribalta definitivamente gli equilibri tra i 27 Stati membri. Per Forza Italia, si tratta invece dell’arrivo di un interlocutore molto più spendibile e vicino alle necessità elettorali forziste di quanto lo sia stata finora la stessa Ursula von der Leyen, soprattutto in materia di politica industriale e di revisione degli ambiziosi obiettivi climatici voluti dalla precedente legislatura europea.
A Valencia inoltre il leader dei popolari Manfred Weber, confermato ieri alla guida del partito europeo, aggiorna la bussola delle alleanze europee e rinsalda infatti di più il rapporto tra Ppe e Ecr, il gruppo europeo di Fratelli d’Italia. Con la sola eccezione dei polacchi del PiS (che però costituiscono quasi un terzo del gruppo dei conservatori riformisti), le agende politiche dei due gruppi sono infatti ormai sempre più allineate in Europa. Un ruolo speciale lo gioca infatti Giorgia Meloni. La premier italiana è un “tassello fondamentale della nuova strategia del Ppe”, raccontano da Valencia. La sua intesa con von der Leyen, “frutto dell’immenso lavoro diplomatico di Antonio Tajani”, è la dimostrazione che i conservatori di Ecr sono ormai un “pilastro della governance europea ed una forza europeista affidabile”.
E c’è di più: obiettivo dei popolari è anche rendere più stabile la collaborazione con i liberali di Renew Europe, partito fondato dal presidente francese Emmanuel Macron. Da Renew però ufficialmente continuano a definire il partito di Giorgia Meloni un “partito di estrema destra”, ma ufficiosamente avrebbero “già digerito la collaborazione”, spiegano fonti popolari. Nella selva delle alleanze europee dovrebbe infatti nascere, secondo la volontà del Ppe, un’intesa tra Liberali, Popolari e Conservatori: un’alleanza a cui manca maggioranza assoluta ma capace di essere un punto di pressione e un supporto all’intesa tra i tre leader e uno strumento per isolare le destre spingendo le rispettive opposizioni nazionali come Le Pen e AfD e fuori dai giochi elettorali.
Alla Lega di Matteo Salvini, però, i popolari continuano a riservare un trattamento speciale. Nel definire i limiti invalicabili delle alleanze popolari, Manfred Weber infatti cita sempre Le Pen, Orbán o l’AfD, ma evita, con malizia, di inserire Salvini nella sua frase. “Finché li sopporta Tajani, li sopportiamo anche noi”, spiega un popolare tedesco, facendo presagire però che l’artiglieria del Ppe è pronta a puntare su Salvini al primo segnale del colonnello Tajani.