Le visite di Orbàn e di Starmer, le telefonate e il gran discorso del 25 aprile. Domani i funerali del Papa. Depistaggi e smentite
Visite di cortesia che durano una manciata di minuti, bilaterali a sorpresa, vertici che ballano, dichiarazioni contrastanti, presenze in forse, depistaggi e smentite: benvenuti al Grand Hotel Palazzo Chigi, per 24 ore padiglione diplomatico, virtuale e reale, del mondo. Nel giorno della Liberazione Giorgia Meloni si toglie dalle consuete polemiche del 25 aprile con una dichiarazione millimetrica sui “valori democratici negati dal fascismo da onorare” e si prende la replica, a lunga scadenza, del capo dello stato su Ventotene “come esempio di una delle diverse resistenze da cui nasce l’idea dell’Europa dei popoli”. In una giornata normale, in un 25 aprile canonico, sarebbe questa la notizia del giorno. Ma è la vigilia dei funerali di Papa Francesco e il mondo è a Roma.
Giorgia Meloni presidia il Palazzo del governo e riceve nel pomeriggio come primo leader l’amico Viktor Orbán, primo ministro ungherese, esponente di quella internazionale della nuova destra globale che parte da Roma, fa tappa a Budapest, ha come epicentro Washington e arriva fino alla Casa rosada di Buenos Aires di Javier Milei. Con Orbán, partner non semplice da domare in Consiglio europeo, Meloni ha un rapporto personale: lo riceve a Palazzo Chigi per una manciata di minuti (gli ungheresi dicono che “hanno parlato di dell’Ucraina”). Tecnicamente è una “visita di cortesia”. Così come viene derubricata quella che segue subito dopo quando il picchetto d’onore tocca al “volenteroso” premier britannico Keir Starmer. Un incontro che però dura b40 minuti, assai di più di quello con Orbàn. Gli argomenti non mancano. A partire dalla parabola della coalizione europea in Ucraina che sembra vacillare, passando per i dazi imposti dall’America. Chiaro come tutto, o molto, ruoti intorno a Donald Trump atteso in Italia oggi sera poco prima di mezzanotte e pronto a ripartire da programma – affatto scritto sulla pietra – subito dopo i funerali di Papa Francesco. Prima di partire per Roma il presidente americano ha dichiarato che incontrerà la premier. C’è da capire quando e soprattutto dove. Sono agende impazzite quelle dei leader europei e mondiali nella città eterna. All’ombra del Cupolone si muovono voglie di accordi, tentativi di intese e tanta (possibile) comunicazione da gestire.
Re, presidenti e capi di governo sfileranno a San Pietro e si metteranno seduti davanti alla bara di Francesco. Ci sarà forse un prima e un dopo per molti. Meloni vuole rispettare la sacralità dell’evento senza dare l’impressione di una riunione dei grandi della Terra “in modalità banca d’affari” per usare le parole del ministro per gli Affari europei Tommaso Foti. Guerra, dazi, rapporti Usa-Europa: strette di mani e incontri fugaci, tutto balla e tutto forse si tiene. La delegazione italiana oggi sarà composta dal presidente Sergio Mattarella con la figlia Laura, dalla premier Giorgia Meloni, dai presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani e dal sottosegretario Alfredo Mantovano. E poi ancora: il presidente della corte costituzionale Giovanni Amoroso, il segretario generale alla presidenza della Repubblica Ugo Zampetti, il segretario generale alla presidenza del Consiglio Carlo Deodato e gli omologhi di Senato e Camera. Più il segretario generale alla Corte costituzionale Umberto Zingales, consiglieri diplomatici, responsabili dei cerimoniali dei vertici dello stato e il capo della segreteria di Meloni, Patrizia Scurti. Mattarella non ha in programma bilaterali e fino a oggi sera non aveva ricevimenti al Quirinale in agenda. E’ in forse la presenza del presidente ucraino Zelensky.