Max Verstappen era furioso al termine del Gp dell’Arabia Saudita vinto dall’australiano della McLaren. Le ragioni della rabbia del campione del mondo. Primo podio della Ferrari con Charles Leclerc
Raramente si è visto un Max Verstappen tanto arrabbiato come a Jeddah, dove ha chiuso secondo dietro Oscar Piastri, davanti a Charles Leclerc. I motivi di tale rabbia possono essere tre.
Il primo è la penalizzazione di cinque secondi dopo il taglio della prima curva. Il quattro volte campione del mondo ha detto senza mezzi termini che non avrebbe speso un secondo della sua vita per parlare del fattaccio con i commissari. Eppure, la penalizzazione è sacrosanta, ineccepibile. Si può discutere se non fosse il caso di costringerlo a ridare la posizione a Piastri. Ma sono dettagli. Sul lungo rettilineo del Gp d’Arabia ben difficilmente Max sarebbe riuscito a tenere dietro la Mc Laren guidata dall’australiano con il Drs spalancato. Tecnicamente senza quei 5 secondi Verstappen avrebbe vinto il Gran Premio ma stiamo parlando di una situazione che si è verificata all’inizio della gara, anche se il pilota Red Bull ha scontato la penalizzazione al cambio di gomme, di fatto lasciando via libera a Piastri.
Il secondo motivo di rabbia, e con questo forse ci avviciniamo al reale significato della sua stizza, riguarda il fatto che la partenza dalla pole non è stata brillante come quasi sempre. Non è che Verstappen abbia commesso errori, semplicemente Piastri è partito meglio. Ma uno come Max questo lo soffre tanto perché ha una soglia di tolleranza bassissima verso le cose lontane dalla perfezione che lo riguardano.
E siamo, probabilmente, al vero motivo per cui l’olandese non vedeva l’ora di prendere il suo aereo e andarsene lontano da tutto e da tutti. Ed è l’atteggiamento tenuto da Piastri alla prima curva. L’australiano è partito meglio, d’accordo. Ma quante volte in passato Verstappen è riuscito a passare davanti alla prima curva, oppure a difendere una posizione da un attacco, grazie al suo modo di guidare non esattamente accomodante? Tante, tantissime. Chiedere a Lando Norris per conoscenza, ma anche Lewis Hamilton potrebbe avere qualche aneddoto da raccontare. Ebbene, questa volta a fare “il Verstappen” è stato Oscar Piastri. Che ha fatto esattamente quel che normalmente faceva il suo più titolato avversario. Ed è proprio questa assenza di sudditanza psicologica nei suoi confronti che ha mandato ai matti l’olandese. “Ma come si permette questo ragazzino di costringermi ad andare largo e tagliare la chicane?” si sarà domandato l’alfiere della Red Bull. Domanda legittima, risposta consequenziale: “Perché io non sono Lando Norris”, potrebbe aver risposto Piastri. Che certamente non ha una parentela molto diretta con le timidezze che il suo compagno di squadra in McLaren ha sempre avuto nei confronti di Max. Il quale sa che se ha una chance di fare cinquina di titoli mondiali consecutivi è proprio se il suo rivale sarà Lando Norris. Che ogni volta, anche con Verstappen lontano, continua a ingrossare le file dei suoi detrattori con errori inaccettabili per chi volesse avere anche una minima possibilità di concorrere per il titolo piloti.
Verstappen è arrabbiato un po’ con sé stesso perché non è stato perfetto al via. Ma soprattutto perché Piastri lo guarda senza abbassare lo sguardo. Lo rispetta ma non ne viene condizionato. Lo considera il suo vero rivale e ambisce a disarcionarlo dal trono anche ricorrendo alla spada e non solo al fioretto. Max sa perfettamente che se la McLaren dovesse andare sempre così forte la sua unica speranza in chiave Mondiale è quella che i due “papaya” si tolgano i punti tra di loro. Ma sa anche che mentre Norris presto o tardi commetterà un errore o comunque si farà intimidire, Piastri è un tipo che piuttosto di cedere il passo come fa Lando ti porta fuori pista insieme a lui. Verstappen con Piastri assomiglia un po’ a Senna quando arrivò Schumacher sulla scena mondiale. Schumi ammirava Senna ma al contrario di quasi tutti gli altri non permetteva che il più titolato rivale sfruttasse vantaggi psicologici o comportamentali.
Si sa che i giudici di gara sono mediamente più sensibili alle esigenze dei “grandi” rispetto ai rookies. Piastri è al terzo anno in Formula 1, non è mai stato battezzato come un “predestinato” ma ha sempre vinto in tutte le categorie. Ed ora guida la classifica del Mondiale piloti. E lo fa senza alcun timore reverenziale nei confronti di Verstappen. Che può sopportare, seppur a denti stretti, che qualcuno guidi una vettura più performante della sua. Ma che non accetterà mai che qualcun altro faccia le spalle larghe come di solito fa lui. Questo manda su tutte le furie Max, non certo 5 piccoli secondi di penalizzazione.