I cuoricini di Giorgetti, si prende le lodi e duetta con Descalzi di Eni che dice: “I dazi la Ue se li è messi da soli”

Fa lo scolaro rigoroso e dice che serve l’intelligenza artificiale per la PA, che Crosetto gli ha presnetato la lista ma che “non osa guardarla”. L’ad di Eni che lo incrocia critica la Ue e il green deal

Giorgetti è come Garrone di Cuore, l’alunno alto, nobile e robusto. La condotta del paese è “buona”, la gestione è “prudente”, l’Italia “risponde”, gli istituti “ci premiano”. Facciamo cronaca dal Senato, a ora di pranzo: il ministro che presenta il Dfb, il documento di finanza pubblica, canterebbe lo scrittore Edmondo De Amicis, “un leoncello pareva e guardò a uno a uno i più arditi, ma tutti chinaron la testa”. In verità la chinano perché i senatori si stanno per addormentare. Claudio Lotito, che presiede l’auletta, esplode: “Ma dove annate? Stanno a scappa’ tutti. Sempre così, pare la ricreazione”. Le cose non vanno bene, ma nel male vanno bene perché Giorgetti promette che opera da buon “padre di famiglia”, che l’Italia è “resiliente” e così il rating si impenna. Giorgetti & Poor’s, con lui i cuoricini sono tripli.



Quando arriva il ministro dell’Economia le acque si aprono, gli ascensori si chiudono e la diretta video non parte. Upb, Bankitalia, Confindustria, Commissioni Bilancio devono dare un giudizio sul documento di finanza pubblica, ma ‘Gnazio La Russa, che ha rifatto l’auletta della Commissione Difesa (sembra l’Hotel San Domenico di Taormina della serie White Lotus) si è dimenticato di fornirci lo schermo. Come seguire le parole di Giorgetti-Garrone? Il collega suggerisce di commentare i dati di ascolto di Mediaset, di Canale 5, “che credimi scende più del nostro Pil, serio problema”, ma Federico Freni, il sottosegretario del Mef, oggi con cravatta Talarico (quella Hermes era da stirare) ci fa tornare seri. Il ministro si fa valere, solitario, e spiega agli armigeri, che leggono Michele Serra, che “nel 2025 raggiungeremo il 2 per cento della spesa militare”, che lui ha una filosofia di vita: prima regola non prenderle. Lo diceva pure nonna. Si riferisce al debito di 90 miliardi e ai suoi interessi ma il ministro, che è uno spiritosone, non resiste e fa siparietto con la deputata del Pd, Cecilia Guerra che, propone, “vedo bene alla Difesa”. Ma Garrone-Giorgetti è un inventore di parole e arricchisce il dizionario con il termine “upgradato” perché, sappiate cari parlamentari, che “ci hanno upgradato”.

Giorgetti & Poor’s da quando l’agenzia Standard & Poors’ ha alzato il rating è una Pasquetta e dice che grazie alla “cautela”, la sua, in pratica il braccino corto, corto, i risultati si vedono e che dunque non “si faranno scostamenti di bilancio”. L’agenda dell’Ansa ricorda che il ministro si scosta nel pomeriggio alla presentazione del settimanale economico Moneta dell’editore Angelucci, Tony Giornalos, con le meglio pelate del paese: Mario Sechi, l’ad di Eni, Claudio Descalzi detto Siddharta, il grande Minzolini, la firma delle firme del Giornale, e se ci fosse zio Sallusti, sarebbe un partito, il partito palla da biliardo (teste lucide e doppiopetto). Insomma, l’Upb, con la rigorosa presidente Lilia Cavallari, bacchetta e dice non ci sono tutti i dati e Confindustria documenta che “l’Europa è troppo lenta nell’aprire nuovi mercati”. ma lo scolaro non vede l’ora di mostrare che lui ha un’idea sulla globalizzazione, definita “far west”, e che legge anche il Foglio Ai. Giorgetti GpT spiega infatti che “alla pubblica amministrazione serve l’intelligenza artificiale”, perché il problema che abbiamo è che “non arrivano più i talenti e senza talenti non si va da nessuna parte”. Si va dalle parti del Tempio di Adriano con la cartelletta perché il ministro, dopo la parte seria, non può che rilassarsi con Sechi, il direttore che sbarca a Fiumicino con il Borsalino e che ha il privilegio di intervistarlo. La sola platea vale un altro pezzo. L’ad di Eni, Descalzi, sorride a Luigi Bisignani mentre Bisignani racconta: “Andreotti diceva che i viaggi dei premier in America vanno sempre bene, il problema è quando si torna in Italia. Il Divo Giulio, dopo la visita a Carter, non trovò nulla da mangiare e si fece un ovetto in padella”. Giorgetti che sarà andato a mangiare si fa attendere, ma in compenso anima la sala uno strepitoso Tommaso Cerno che intervista il Siddharta dell’Eni dell’opinione,“niente panico sui dazi, non agiamo di pancia”, perché “Trump ha una logica” e la “Cina ha utilizzato una politica protezionistica per decenni”, e che “i dazi l’Europa li ha messi da soli”. Il fato interviene. Si stacca il cartellone Moneta e Descalzi si ferma perché ha bisogno del silenzio karmico. Il cartellone si stacca ancora al che Siddharta dice che “no, signorina, non funziona. Lo lasci”. Chi ha organizzato l’evento realizza che la punizione potrebbe essere estrema, in un campo di rieducazione con Sechi. Ma Cerno sa come tirare il meglio e fa dire a Descalzi che comprare gas Gnl da Trumpaccio “è un’opportunità”, che la “Germania è la mamma del green deal ma usa il carbone”. Salvini quando serve non c’è mai. Si perde la frase libido di Descalzi: “Se la tecnologia diventa ideologia è un problema per l’Europa”. Finalmente l’intervistona Sechi-Giorgetti che si muta in attrazione fatale, un film vietato ai minori di 18 complimenti. Sechi hot: “ Tu sei il miglior ministro d’Europa. Purtroppo non si è mai profeti in patria”. Lui, Giorgetti: “Crosetto mi ha mandato la lista delle spese militari, non oso guardarla”, “il rapporto fiduciario con Giorgia funziona e fino a quando funziona va bene”. Sechi: “Finché funziona c’è il governo. Lo dico io”. Dice l’altro, Giorgetti, che “noi italiani siamo scolari disciplinati”. Sechi: “Giusto, vero”. E su Mps, ancora Giorgetti: “Ci siamo ritrovati una banca scassata e ora tutti voglio infilare la scarpetta”. Sechi: “Perfetto”. Che Cuore.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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