Xu Zewei è stato fermato perché sospettato di aver preso parte allo spionaggio cinese durante la pandemia da Covid. I precedenti della diplomazia degli ostaggi cinesi e il delicato ruolo italiano, con Salvini in arrivo a Pechino
Xu Zewei, ingegnere cinese di trentatré anni, è stato arrestato giovedì scorso all’aeroporto di Malpensa subito dopo essere atterrato dal suo volo proveniente da Shanghai, la città dove risiede con la moglie e una figlia di sette mesi. Le autorità italiane hanno dato seguito a una richiesta di arresto da parte dell’Fbi, che ritiene Xu responsabile di parte delle massicce attività di spionaggio subite da diversi centri di ricerca americani, e in particolare dell’Università del Texas, che nel 2020, nel pieno della pandemia da Covid, cercavano una cura o un vaccino per rallentare l’epidemia. Oggi la Corte d’appello di Milano dovrà procedere con l’identificazione dell’uomo a cui verrà chiesto se accetta o meno l’estradizione volontaria (i suoi legali, che per ora preferiscono non commentare, hanno già fatto sapere di no). Quindi inizierà il processo, il trasferimento delle carte dell’Fbi a Milano, e una lunga trattativa che spesso, in questi casi, non si svolge soltanto negli uffici dei giudici. Come nel caso di dicembre, con l’arresto dell’ingegnere di Teheran Mohammad Abedini Najafabadi, la politica è parte integrante di un processo di estradizione.
E’ la prima volta che l’Italia esegue l’arresto di un cittadino cinese accusato di reati sensibili come lo spionaggio, su richiesta dell’America. Lo è soprattutto perché in questi casi il paese dove avviene l’arresto è il primo a pagarne le conseguenze. La Repubblica popolare cinese ha già dato prova di essere in grado di usare la cosiddetta diplomazia degli ostaggi. Il 1° dicembre del 2018 la vicepresidente del cda e figlia del fondatore del gigante tech Huawei, Meng Wanzhou, venne arrestata in Canada su richiesta degli Stati Uniti perché, tra le altre accuse, era ritenuta responsabile di aver violato le sanzioni economiche contro l’Iran. Pochi giorni dopo, le autorità cinesi avevano arrestato due cittadini canadesi, l’uomo d’affari Michael Spavor, e l’analista ed ex diplomatico Michael Kovrig. Lo stallo diplomatico andò avanti fino al 24 settembre del 2021, quando tutti e tre furono liberati contemporaneamente dopo un accordo. Secondo le analisi raccolte dal Foglio, l’eventuale ruolo di Xu Zewei nel furto di informazioni sui vaccini occidentali è ben più sacrificabile di quello di Meng per Pechino, il cui sistema di spionaggio si basa sul metodo delle scatole cinesi, a compartimenti stagni. La Repubblica popolare usa il suo gigantesco apparato cyber per fare spionaggio e per testare le difese altrui, per esempio le infrastrutture strategiche, ma per farlo si serve di numerosi gruppi (e insospettabili) anche di organizzazioni private. L’azienda per cui lavora Xu Zewei, la Gta Semiconductor di Shanghai, cioè uno dei più grandi e strategici produttori cinesi di chip per automobili, nel 2023 ha goduto di un finanziamento da parte dello stato del valore di oltre 1,8 miliardi di dollari. Secondo il quotidiano cinese Securities Times in questo modo Gta Semiconductor aveva accumulato in meno di due anni (cioè dal Covid in poi) oltre 2,7 miliardi di dollari per lo più finanziati dallo stato.
Il governo di Giorgia Meloni si è tenuto finora sempre sul filo della diplomazia, senza attacchi pubblici né diretti per non urtare mai la sensibilissima leadership cinese. Da anni ormai le richieste di estradizione da parte della Cina nei confronti di individui arrestati in Italia – per esempio su richiesta dell’Interpol – vengono bocciate. Molto probabilmente il caso di Xu Zewei finirà anche in alcune conversazioni dei funzionari di Pechino con il vicepremier Matteo Salvini, che da giovedì prossimo sarà in Cina in missione.