“Trump sul woke è stato una svolta, ma su Ucraina e dazi è spiazzante”. Parla Bocchino

Il direttore del Secolo di Italia e polemista meloniano ragiona con il Foglio sul complicato rapporto tra il governo, i conservatori europei e il presidente americano: “L’American first è un grave errore”

“Eh, Trump…non è mica semplice. Il presidente americano è davvero imprevedibile per tutti. Immagino lo sia anche per Giorgia Meloni”. Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo di Italia, polemista nei salotti di La7 quando c’è da prendere le parti della maggioranza di governo, sospira. Lui che per il centrodestra si sta adoperando anche per le regionali nelle Marche – dove Fratelli d’Italia lo ha incaricato di curare la comunicazione nazionale della campagna elettorale del presidente uscente Acquaroli – sa che a Palazzo Chigi c’è una questione più complicata da gestire: il rapporto con Trump, il presidente Usa in teoria guida dell’internazionale delle destre, in pratica – tra Ucraina e altre sparate – vera trottola impazzita anche per i conservatori che sono al governo, come Meloni.



“E’ chiaro – dice Bocchino nel corso di questa breve chiacchierata con il Foglio – che c’è un Trump buono e c’è un Trump, quello situazionista, che a volte rischia di diventare spiazzante. Ci sono luci e ci sono anche ombre”. Partiamo dal lato radioso. “Sulla cultura woke, sul politicamente corretto ha rappresentato senz’altro una svolta”, dice Bocchino. “Ha rotto un muro insopportabile e opprimente. Su questo è stato davvero formidabile. Anche l’analisi sulla crisi dell’occidente del suo vice J.D. Vance è impeccabile, perfetta. Mi ci ritrovo al cento per cento. Poi purtroppo è chiaro che ci sono altre cose che per i conservatori europei non sono condivisibili”. E quali sono? “L’American first su tutto. E’ un grave errore. Basta partire dalla storia: gli Stati Uniti sono stati fondati dagli europei, sono figli della cultura europea. Senza Europa non esisterebbero. E quindi l’American first non può essere contro l’Europa, ma con l’Europa. In questo Giorgia Meloni è stata molto intelligente quando ha coniato e ripetuto davanti al presidente americano lo slogan ‘Make the West great again’. Perché il fronte deve essere quello: quello occidentale”. Eppure Trump, dai dazi all’Ucraina, rischia di far implodere completamente questa speranza. Sembra insomma che questo rapporto non gli interessi poi così tanto. “Bisogna stare davvero cauti con quello che dice”, ammonisce Bocchino. “E’ inutile commentare ogni sua dichiarazione. Si rischia di scivolare. Semmai è necessario convincerlo in silenzio della necessità di tenere saldo l’asse occidentale. Penso che su questo la premier si stia comportando molto bene, rimanendo ancorata agli Usa, ma agendo da dentro il consesso europeo. Non è facile, anche e soprattutto per l’imprevedibilità di Trump. E’ una strada stretta, ma è la strada che va seguita”.



A proposito di sparate, tre giorni fa il presidente americano ha proposto Vladimir Putin come mediatore tra Iran e Israele. La premier, a margine del G7 in Canada, ha commentato dicendo che “Una nazione in guerra non può mediare su un’altra nazione in guerra”. “E Meloni ha ragione”, dice Bocchino. “Non si può proporre Putin come mediatore mentre il presidente russo è ricercato dalla Corte penale internazionale. E’ proprio una questione di forma. Questo poi non significa nemmeno non parlare con la Russia dell’Iran, anche perché è chiaro che lì Israele sta facendo il “lavoro sporco” utile a tutto l’Occidente”. Di certo a preoccupare il direttore del Secolo è anche l’effetto Trump sulla politica americana, in particolare sul partito repubblicano. “Su questo – dice – c’è una grande questione culturale. Perché purtroppo il trumpismo ha completamente disarticolato il partito repubblicano. E questo è un problema perché quel partito è stato una grande fucina di pensiero per tutto il conservatorismo occidentale. Io mi sono formato leggendo Barry Goldwater, con il liberalismo reaganiano insomma, ora quando vedo questa battaglia sui dazi mi trovo sinceramente in difficoltà”.

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