Uno dei terrori della maturità, quest’anno, era che i maturandi trovassero il modo di farsi fare il tema dall’intelligenza artificiale. La verità è che sono le scelte della commissione ministeriale a sembrare scritte da un robot
Se una cavatina di traccia motivazionale vale l’altra, tanto è sempre pescare dal mazzo, anziché andare a scovare (con ChatGPT?) lo storico inglese Piers Brendon – “Gli anni Trenta. Il decennio che sconvolse il mondo” – per suggerire un pensiero della catastrofe il cui senso è “pure voi, ragazzi, siete sull’orlo del fascismo”. Potevano anche prendere il Bersani sapienziale di Chiedimi chi erano i Beatles, così si poteva fare un bel temino sui “giovani, la politica la storia”. Senza nemmeno lo sforzo di aver letto una riga di Steinbeck. Dai che è passata ragazzi, l’unica cosa davvero devastante della maturità non è la notte prima degli esami ma la mattina della prima prova: quando la commissione vi dipana davanti una serie algoritmica di banalità che si biforcano.
Vi siete salvati da Venditti per trovarvi alle prese con un tema libero sulla politica ispirata a Gaetano Curreri. Sempre per coccolare la gioventù – sentimento del tempo, direbbe Ungaretti, ma almeno stavolta il Vate Oscuro lo avete schivato – anziché pescare, questa senza dubbio da ChatGPT, una poesia giovanile e sconosciuta di Pasolini (“Pasolini? Ancora? Ci manca solo che lo fanno santo adesso”, ha scherzato su Rep. il pur pasoliniano Aurelio Picca) si poteva magari azzardare qualche verso di Montale, se non altro per il cinquantesimo del premio Nobel, l’ultimo italiano vinto con merito prima dello strafalcione di Dario Fo. Va bene, tutti diranno “quest’anno sono anche cinquant’anni della morte di PPP”. Ma tra un Nobel e il lido di Ostia ci sarà una differenza, no? Se lo saranno posti il problema al ministero? Certo, c’è poi il commento a una bellissima citazione di Paolo Borsellino. Tipologia C, tema di attualità. Nessuno s’azzardi a contestare autore e scelta. Borsellino che parla del suo sentimento del futuro, la sua “speranza” che si fondava, esile, sul fatto che “i giovani oggi cominciano a crescere e a diventare adulti” e non trovano più naturale “dare alla mafia questo consenso e ritenere che con essa si possa vivere”. Però, se non fossero scelte fatte col pilota automatico a scartamento ridotto, per far riflettere i giovani sul senso civile della giustizia in Italia si poteva magari mettere la frase che Enzo Tortora disse a magistrati che non erano esattamente come Paolo Borsellino: “Io sono innocente. Spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”. O chiedere un commento all’immortale brocardo dell’oggi pregiudicato Davigo, “non ci sono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”. Solo a quello, eh, non certo a quell’altro: “Non ci sono troppi prigionieri; ci sono troppo poche prigioni”.
Vuoi che qualche maturando scriva che ha ragione Delmastro delle Vedove? Anche una traccia del “testo argomentativo”, dallo scienziato Telmo Pievani, invita a riflettere sul futuro sempre cupo: “I nostri successori studieranno l’Antropocene e capiranno il vicolo cieco in cui ci siamo infilati”. Sì, i giovani dovranno capire “la trappola dell’Antropocene”, ma provassero a capire anche, con tempi meno geologici, la trappola delle idee fatte a macchina, ma non geniali come le poesie di Rodari (una traccia su Rodari, invece che sul Gattopardo, mai?) dei loro educatori. Uno dei terrori della maturità, quest’anno, era che i maturandi trovassero il modo di farsi fare il tema dall’intelligenza artificiale. La verità è che sono le scelte della commissione ministeriale – il più grande apparato burocratico dell’Antropocene – che sembrano davvero fatte con ChatGPT, ma la versione gratis.