Così rischiamo di rimanere senza calcio

Dall’ardito esperimento che fu il Mundialito, al Mondiale per club, al Thule. Da sempre il calcio si fonda sul rilancio della sfida. Nel momento in cui finiranno le idee per creare regole e tornei sempre più arzigogolate e circensi allora rischieremo di restare davvero senza calcio

Decenni or sono, aprendo una puntata della Domenica Sportiva mentre si giocava quell’ardito esperimento che fu il Mundialito (formalmente Coppa supermondiale clubs), Beppe Viola esordì con le parole: “In questa domenica senza calcio”. Sottintendeva che il calcio fosse anzitutto organizzazione e legittimità, e che pertanto un sedicente torneo concordato fra squadre, ma senza una cornice istituzionale, equivalesse alla partitella dei ragazzini in cortile: un’imitazione del calcio, non il calcio vero. Il Mondiale per club che sta allietando le nostre nottate è noiosissimo e sfiancante, però gli va riconosciuto il crisma dell’organizzazione e della legittimità, essendo stato ideato e vidimato dalla Fifa, volenti o nolenti i tifosi. Se l’iniziativa è in qualche modo criticabile, credo ci sia un altro motivo.

Da sempre, infatti, il calcio si fonda sul rilancio della sfida. I primi tornei facevano scontrare i campioni in carica con chi prevaleva nelle eliminatorie fra le restanti squadre. Poi si provò a vedere cosa sarebbe successo se si fosse messa a confronto ciascuna squadra con tutte le altre, ottenendo i campionati nazionali. Si pensò di far sfidare le vincitrici dei vari campionati, e nacque la Coppa dei campioni; di far competere la campionessa europea con quella sudamericana, ed ecco la vecchia Coppa intercontinentale; di coinvolgere anche le campionesse degli altri continenti, e fu la Coppa del mondo per club. Il pachidermico torneo di quest’estate è l’ultima Thule, una versione extralarge che trasforma in realtà le più sfrenate fantasie dei ragazzini o i più lambiccati tornei che si potevano organizzare nei videogiochi selezionando le migliori squadre del mondo. Ci baloccheremo così per qualche anno, ma poi come faremo a rilanciare la sfida? Organizzando partite interplanetarie? Giocando contro i robot? Inventandoci nuove regole sempre più arzigogolate e circensi? Allora sì che rischieremo di restare senza calcio.

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