Ilaria Bugetti è finita al centro di un’inchiesta per presunti scambi di favori con un imprenditore influente del distretto tessile e il comportamento della sinistra è stato impeccabile. Stessa cosa ci si aspettava quando è successo a Giovanni Toti. Ma il garantismo sembra una bandiera da agitare a seconda della convenienza
Il garantismo non è un elastico, e non dovrebbe diventare neppure una bandiera da agitare a seconda della convenienza. Nelle ore in cui la sindaca di Prato Ilaria Bugetti – esponente del Partito Democratico, sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle – è finita al centro di un’inchiesta per presunti scambi di favori con un imprenditore influente del distretto tessile, il comportamento della sinistra è stato per molti versi impeccabile. Tono basso, rispetto delle indagini, nessuna richiesta di dimissioni prima delle verifiche del caso. Perfino il silenzio, in certi momenti, può sembrare una forma di decenza. Ma è un silenzio che stride. Stride perché è lo stesso silenzio che non si è mai sentito quando al centro delle inchieste giudiziarie finiva un avversario politico. Quando è toccato a Giovanni Toti, il garantismo della destra è stato ridicolizzato, la prudenza invocata derisa come complicità, il rispetto dei tempi giudiziari sbeffeggiato come reticenza. In quel caso, la presunzione di innocenza sembrava materia da talk show, e i titoli di garanzia – cariche e mandati elettorali – carta straccia.
Se oggi la destra si accanisce con ipocrisia contro Bugetti, sperando di restituire pan per focaccia, sbaglia due volte: per incoerenza e per spirito vendicativo. Ma la sinistra che resta in silenzio, accontentandosi del proprio aplomb, sbaglia tre volte: per assenza, per calcolo e per memoria corta. La vicenda Bugetti – con accuse che, se confermate, disegnerebbero un rapporto opaco tra politica, affari, logge massoniche e favori ambientali – merita serietà, non faziosità. Ma è proprio la serietà che impone una domanda: il garantismo è ancora un principio o solo un riflesso condizionato? Se vale per Prato, deve valere anche per Genova. Se vale per Bugetti, vale per Toti. Se si tace per rispetto, si deve tacere sempre. Se si chiede la testa, si deve avere il coraggio di chiederla ovunque. Altrimenti non è garantismo. È doppiopesismo mascherato da nobiltà. E alla lunga, sa di ipocrisia. E fa anche un po’ paura.