Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore – Interrogandosi sull’entusiasmo dei nostri concittadini per l’astrologia, il terrapiattismo e le teorie del paleocontatto, Antonio Pascale osserva che “un oroscopo al giorno toglie da dosso la fatica dell’analisi” (“Ignoranza felice”, Il Foglio, 14-15 giugno). E in effetti comprendere il mondo è sempre stato faticoso, soprattutto se si è un po’ pigri. Immanuel Kant scriveva che la pigrizia intellettuale è tra i motivi per cui in molti rimangono volentieri “minorenni a vita” (“Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?”, 1784). Non c’è dunque da sorprendersi che nel nostro paese fiorisca la pseudoscienza: siamo la dolce Italia degli eterni bambini, dove il 48 per cento degli studenti delle superiori non raggiunge gli obiettivi di apprendimento in matematica (Censis, 2024) e in cui un terzo degli adulti è analfabeta funzionale (Ocse, 2024). A chi cerca l’origine delle piramidi tra gli Ufo o le chiavi del proprio destino nello Zodiaco andrebbe forse ricordato il celebre motto empirista di Isaac Newton: “Hypotheses non fingo”. Genio modesto, il padre della fisica classica scriveva che “se ho visto più lontano è perché stavo sulle spalle dei giganti”. Ma i tempi cambiano, e noi preferiamo osservare il cielo dalle spalle di Paolo Fox.
Giorgio Felici
Tutto vero. Ma molti paesi europei guidati da competenti sognerebbero di avere un elettorato pacifico, moderato, non isterico, non estremista e in fondo non troppo complottista come quello italiano. Tenerselo stretto.
Al direttore – Elly Schlein non perde occasione per salire su un carro in corsa, in questo caso, letteralmente: quello del Gay pride, dove ballava allegra tra paillettes e bandiere arcobaleno. Peccato che, tra un passo di danza e un sorriso studiato, continui a rilasciare dichiarazioni che sembrano fatte apposta per sradicare ogni legame con la cultura politica da cui proviene il Pd. Una forma di autodistruzione a ritmo di musica, potremmo dire. Eppure quel carro, in Iran, non avrebbe neanche il tempo di accendere l’impianto audio: sarebbe sterminato all’alba. Le giovani donne, vere protagoniste di una ribellione senza scenografie, lì pagano la libertà con la vita, non con un post su Instagram. E’ davvero così lontana dalla realtà, o è tutto parte di un’abile strategia per demolire ciò che resta della sinistra italiana? Perché, se è la seconda, dobbiamo ammettere che il piano procede a meraviglia. Con tanto di coreografia.
Enrico Cerchione
Mi sono perso l’orario in cui il Pd scenderà in piazza per difendere i diritti, sventolare le bandiere dell’antifascismo e manifestare contro Putin e contro Khamenei. Ma sarò distratto io.
Al direttore – Sussiste una possibilità, forse nemmeno remota, che l’Iran torni a essere il paese che era prima del 1979. Quindi un luogo meraviglioso, dove le donne possono indossare un costume a due pezzi senza rischiare di essere massacrate dalle Guardie della rivoluzione islamica, dove scambiarsi delle opinioni non diventa un reato punibile con l’impiccagione, e dove addirittura si vota. Un paese dove intrattenere vantaggiosi scambi commerciali, e andare in vacanza con la famiglia. Un’idea di liberazione che mutatis mutandis assomiglia al percorso dell’Italia durante l’affrancamento dal nazifascismo. Grazie a un concetto semplice: si abbatte il tiranno e torna la civiltà. Un concetto paradossalmente ostacolato dai movimenti progressisti di casa nostra, che pur di non ammettere il lavoro sporco, eppure necessario, di Israele andrebbero a braccetto perfino con l’ayatollah.
Jori Diego Cherubini
Al direttore – Il Foglio cita, tra l’altro, l’affermazione del presidente della Fondazione Cariverona, Bruno Giordano, il quale, nell’ambito del Congresso delle Fondazioni di origine bancaria, ha detto che non sarebbe un dramma se l’Ops di Unicredit su Banco Bpm non andasse in porto. E’ un’affermazione di molto buon senso che sembra accomunare una parte dei partecipanti all’Unicredit. Ma perché questo giudizio di non drammaticità si confermi nei fatti, occorre che l’ad Andrea Orcel agisca sollecitamente riducendo i fronti aperti, e compiendo una scelta singola (ha parlato del 20 per cento delle probabilità per il prosieguo dell’iniziativa su Bpm, in mancanza di chiarimenti da parte del governo) potendo finanche rinunciare a tutte senza che ne tragga danno l’istituto, di rilevanza sistemica e internazionale. O almeno egli chiarisca completamente la posizione, nell’interesse della stessa Unicredit, dei dipendenti, degli intermediari coinvolti e, soprattutto, di risparmiatori e investitori, nonché della clientela degli “affidati” composta da imprese e famiglie. Ci sarebbe, poi, da riflettere, ma sarebbe difficile, dati i legittimi fattori che hanno mutato il quadro dei rapporti – si pensi al golden power – addossare responsabilità, a maggior ragione se l’uscita dalla competizione fosse fruttuosa.
Angelo De Mattia