Sul nucleare l’Italia non resta a guardare

L’adesione all’Alleanza europea è un segnale positivo. Adesso avanti con i fatti (e con i compiti a casa)

Dopo aver occupato la posizione di “membro osservatore” per due anni, ieri l’Italia ha formalizzato la sua adesione all’Alleanza europea per il nucleare. Il passo del governo è un gesto di coerenza con il percorso intrapreso sul fronte interno, dove gli scenari pianificati dal ministro Gilberto Pichetto Fratin prevedono di introdurre il nucleare nel mix energetico del paese per contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione e garantire stabilità al sistema. Essere rimasti alla finestra dell’Alleanza – che si riunisce a Bruxelles ogni volta che si tiene un consiglio Energia – è stato letto finora come un segnale che il governo non volesse fare sul serio. Oggi questo alibi cade.

La premier Giorgia Meloni e il ministro Pichetto Fratin potranno esercitare un peso politico sulla Commissione europea facendo squadra con gli altri 13 paesi che compongono l’Alleanza, fondata su impulso della Francia nel 2023. L’obiettivo è promuovere l’energia nucleare come pilastro della transizione europea, lasciando a ogni paese libertà di iniziativa sulle tecnologie da utilizzare e garantendo un adeguato sostegno finanziario sia per la ricerca sia per i progetti industriali, inclusi i piccoli reattori modulari (Smr) e quelli avanzati (Amr). All’Italia servirà soprattutto ottenere risultati su quest’ultimo punto, vista la scarsa dotazione finanziaria prevista dalla legge delega approvata dal governo a febbraio.

Il resto sono compiti a casa che andranno eseguiti a Roma. Iniziando proprio dall’impegno dei partiti di maggioranza – probabilmente meno convinti dell’esecutivo di cui fanno parte – ad accelerare l’iter della legge delega, che non è ancora arrivata alla commissione Ambiente della Camera. Solo così l’Italia potrà essere credibile agli occhi degli altri paesi che aderiscono all’iniziativa, nei quali il nucleare rappresenta già una quota di energia decarbonizzata o sarà abilitata a breve, come nel caso della Polonia.

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