Su Altiero Spinelli e l’ottusità bipartisan che domina il dibattito italiano

Riflessioni attorno al podcast Ulisse di Massimiliano Coccia, dedicato al padre del federalismo europeo. Il suo approccio aperto e pragmatico gli consentì di riconoscere gli errori e di ricalcolare il percorso. Un esempio di laicità. E pensare che sul Manifesto di Ventotene, a marzo, si sono fronteggiati quelli che lo venerano come un testo sacro e quelli che lo ripudiano come un catechismo bolscevico

Quando si ha bene in mente dove si vuole arrivare, ci si può permettere di procedere a zigzag, di scantonare, di imboccare scorciatoie spregiudicate. Ma questa felice combinazione – chiarezza di visione e duttilità strategica – è estranea ai clericalismi storicamente dominanti nel nostro paese, che ne coltivano semmai una versione contraffatta: ideologie declamatorie e prassi trasformistica. Dal togliattismo al todo modo gesuitico, tutto si tiene.

A questo pensavo ascoltando il bel podcast che Massimiliano Coccia ha dedicato ad Altiero Spinelli, molto opportunamente intitolato Ulisse. La stella polare del federalismo europeo Spinelli la vide risplendere per tutta una vita, e proprio questo cielo mentale perennemente illuminato gli consentì una navigazione astuta e pragmatica. Dalla sua voce registrata – il podcast attinge ai tesori archivistici di Radio Radicale – ricaviamo una specie di diario di bordo: Spinelli non si fa scrupolo di buttare a mare la zavorra di tutto ciò che nel Manifesto di Ventotene gli pare sbagliato o caduco. Ammette con franchezza di aver più volte sbagliato rotta, come quando pensò che il fascismo fosse un esito del capitalismo e che il liberalismo ne fosse il battistrada. E quando capisce che la navigazione diretta verso il federalismo politico è sbarrata, si arrangia al piccolo cabotaggio degli accordi economici parziali, sempre obbedendo alla sua stella. È un esempio rinfrancante di laicità; tanto più se si pensa che sul Manifesto di Ventotene si sono fronteggiate a marzo due schiere di letteralisti simmetricamente ottusi, quelli che lo venerano come un testo sacro e quelli che lo ripudiano come un catechismo bolscevico.

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