Dio perdoni i pacifisti al 110 per cento, Israele non perdona chi vuole assassinarlo

Non si può che approvare questo l’attacco all’Iran, anche se il Bandito Morale, ex Cretino Collettivo, mena scandalo

Non si festeggiano bombe e guerre, nemmeno quelle giuste. Ci si ragiona liberamente, quello sì. Yair Lapid, capo dell’opposizione estrema, Naftali Bennett, un altro, e anche Yair Golan, il generale della riserva che aveva strattonato verbalmente esercito e Netanyahu con parole grosse, troppo grosse per essere dimenticate, approvano. Ma approvano che cosa? Approvano, come non si potrebbe non fare a meno di non essere inequivocabilmente fautori della distruzione via gas atomici di milioni di ebrei israeliani, di nuovo dopo la Shoah, sì, la Shoah, il tentativo dell’aviazione eroica israeliana e dei supereroi non cinematografici del Mossad di colpire i centri del terrore mediorientale e di abbattere il regime che opprime da quasi mezzo secolo gli iraniani proiettando sul mondo intero la sua ombra aggressiva e nichilista, fanatica e mortifera. Lasciamo stare l’autorizzazione dell’Onu, questa agenzia inutile la cui branca viennese dell’Aiea, per una volta, ha avvisato che i preti di Teheran con il nucleare non scherzano.

Lasciamo stare l’informazione preventiva a Trump, che è il peggio del peggio ma non su questo scenario, e che si spera faccia fronte con tutta la sua passione narcisista ai doveri di un presidente americano che non si può permettere la sconfitta di Israele. Lasciamo stare le stupidaggini europee sui rischi di un’escalation, questa l’abbiamo già sentita, e le misure facili contro i ministri di un governo in guerra esistenziale per la sopravvivenza del proprio paese. Qui la questione è semplice. Se potete fare qualcosa per impedire a un Iran debilitato ma pericoloso di insistere, fatela. Se potete fare qualcosa per abbattere il regime con cui avete, abbiamo, fatto mille affari leciti e sanguinosi, e che merita una morte ingloriosa, fatela. Così si difende l’equilibrio dal terrore e la pace nel mondo. Liberando il mondo da una spietata dittatura di teocrati, di assassini assassinati, di finanziatori e armieri del terrorismo internazionale, di modelli per Hamas nella presa di ostaggi contro i Satana immaginari dell’occidente, che Israele è pressoché l’unico oggi a difendere con il proprio sacrificio quotidiano.

Un passo prima del genocidio, quello vero non quello di Greta e di altre anime belle indementite, Israele ha agito. John Bolton dice che avrebbero dovuto agire vent’anni fa, quando noi qui anelavamo, da neoconservatori che volevano cambiare la mappa diabolica del medio oriente islamista, all’idea dello strike decisivo. Ma seduti in poltrona, o alla tastiera, che non sono le due postazioni né più pericolose né più nobili per impartire lezioni a chi si batte. Se non ora, quando? Così si è detto, ieri e non vent’anni fa, il legittimo governo di Israele, in un paese prostrato dalla più lunga e feroce guerra per riscattare sicurezza e ostaggi dai predoni agiti dagli ayatollah e da altri banditi dell’area che hanno aggredito un popolo forte e pacifico su sette fronti contemporaneamente. Il Bandito Morale, che ha sostituito per l’occasione il Cretino Collettivo, con successo, menerà scandalo per questo ennesimo atto di autodifesa che ci riguarda e che riguarda anche la pace nel mondo. I titoli dei giornali più ridicoli di questo parlavano nel giorno dello strike. I democratici americani, che sembrano aver dimenticato anche la lezione di una antica milizia pro Israele, blaterano di umanitarismi vari per tenere gli Stati Uniti fuori dal conflitto.

Quelli italiani, consegnati all’ovvio e all’immorale propaganda pacifista a chiacchiere, un pacifismo al 110 per cento, un cappotto ecologico di conserva con quel che resta dei grillini, esigono spiegazioni dal governo. Tutti sono o fingono di essere preoccupati indossando Ray-Ban e salendo sulla Tesla, quando gli unici titolati a esserlo sono gli israeliani esposti alla rappresaglia dei mullah e delle loro Guardie della rivoluzione. Che Dio li perdoni. L’unica consolazione è che c’è un papa normale, che parlerà di pace e guerra a Chicago durante la marcetta militare che celebra il compleanno di un would be dictator a Washington, e che Israele non perdona chi vuole assassinarlo.

  • Giuliano Ferrara
    Fondatore
  • “Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

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