“Cose umane” è il racconto della vecchiaia dei genitori e al tempo stesso delle fatiche quotidiane di Tonino, un figlio sessantenne con un passato da scrittore promettente e un presente fatto di un lavoro part-time al Ministero, qualche piccola collaborazione giornalistica e poco più
La madre chiude le finestre e gli scuri quando fuori c’è ancora luce, quando è ancora pomeriggio pieno. La madre dice che bisogna cenare anche se non sono nemmeno le sei del pomeriggio, ha fretta di andare a dormire, ha freddo anche se è estate. Ha novant’anni e fretta di farla finita e non vuole far altro che dormire per il tempo che le resta. Il padre perplesso, anche lui novantenne chiede solo ancora un po’ di luce e un po’ d’aria in un’estate casertana torrida. E sopratutto chiede di poter cenare non prima delle sette. Non confliggono mai apertamente tra loro, vivono entrambi all’interno di una dinamica rassegnata, in un’armonia dalla quale nessuno dei due vuole rischiare di uscire. Un modo di restare insieme sopportando gli anni che fanno fatica. Lo sguardo del figlio su di loro è a tratti complice e a tratti esausto da un’abitudine che sfiora la follia e che all’interno di quella casa sembra trovare solo ottime ragioni. Tonino prova a tirar fuori la madre da quello stato di pretesa assenza, ma lei sempre più spesso fa fatica anche a riconoscerlo e a ricordarsi dei vecchi amici che, uno dopo l’altro, se ne vanno, ma che sono già da tempo scomparsi dalla sua memoria. Cose umane (Einaudi) l’ultimo romanzo di Antonio Pascale è il racconto della vecchiaia dei genitori e al tempo stesso delle fatiche quotidiane di Tonino, un figlio sessantenne con un passato da scrittore promettente e un presente fatto di un lavoro part-time al Ministero, qualche piccola collaborazione giornalistica e poco più.
Tonino decide di tornare una volta a settimana a Caserta, dai genitori, nella casa della sua infanzia per provare a prendersi cura di loro e in parte anche di sé stesso, ormai rassegnato da tempo a un angolo che è divenuto fin troppo soffocante. Nelle lunghe e caldissime notti che iniziano verso le nove di sera quando in casa dei genitori tutto si spegne, Tonino, sdraiato sul suo letto da ragazzo, prova a riflettere sulle cose da fare. Assalito dai ricordi che inevitabilmente montano nella sua testa e che si confondono sempre più con la realtà. Attorno a lui il quartiere dell’infanzia mostra una faccia desolante, restano solo gli anziani la cui presenza in fragile equilibrio mostra aspetti mistici, come di un tempo altro in cui i fantasmi appaiono quali presenze reali con cui è possibile dialogare. Tonino stretto così da una crisi che non solo lo attraversa tra passato e presente, ma è anche parte ormai fondante del suo stesso mondo, a partire da un’editoria sempre più in crisi per cui scrivere libri è da “coglioni” pensa alla possibilità di ridare corpo a delle installazioni artistiche che in passato aveva progettato insieme alla sua vecchia compagna. Prefigura l’Italia e la sua storia all’interno di un discorso che la vede passata dal tempo di Pinocchio, fatto di fame e povertà, al tempo di Masterchef, fatto di abbondanza e di giudici in poltrona. Un passaggio dal mondo dei morti che tornano in vita, da quello dei burattini che diventano bambini a un mondo in cui i morti si credono vivi e gli adulti perenni bambini. “Sono cose umane” ripete più volte la madre di Tonino, qualcosa dunque di diverso dal fallimento come dalla fragilità, qualcosa di più simile all’inadeguatezza, come spesso avverte Tonino stesso nelle lunghe telefonate con la figlia Susanna che si trasformano in lezioni sull’ intelligenza artificialer e sul funzionamento dei social.
Tonino cerca così tra gli odori di casa sempre uguali e le ombre date dagli scuri chiusi al sole di ritrovarsi, tra gli avvertimenti dei genitori e i rimproveri di Susanna, indeciso su dove stiano per davvero i vivi e dove i morti. Non c’è nostalgia in lui, ma un po’ di sorpresa sì per una stagione che un tempo appariva vitalissima e ora ha la forma di un sudario, ma anche, ed è importante, di una storia da scrivere.