Oggi a Los Angeles, domani qui da noi

L’Europa non deve restare muta di fronte al grande scandalo dell’autoritarismo americano perchè è un pericolo che ci riguarda. Si dovrebbe lanciare un grande allarme nazionale e europeo

Sconcertati da Piantedosi e dalle leggi securitarie italiane, l’autoritarismo americano non ci interessa. Siamo fritti. In soli duecento giorni Trump, Stephen Miller e tutta la banda di grassatori della democrazia americana hanno fatto dello stato di diritto nella più antica democrazia costituzionale del mondo un guscio vuoto. Hanno il mandato di liberare gli Stati Uniti dall’immigrazione non regolare, già fondamento di una nazione libera e potente, e lo esercitano senza procedure giudiziarie ingombranti, badando ai grandi numeri da ostentare, con la Guardia nazionale e i marine, con l’Ice, un’agenzia di caccia allo straniero che ha in dotazione, secondo Edward Luce del Financial Times, un bilancio superiore a quello di Francia e Germania messe insieme. Trump resta al 45 per cento di popolarità, l’opposizione non esiste, ai giudici si oppongono elusione e disobbedienza, il potere esecutivo di mandato è la parola di Trump, il Parlamento è imbavagliato da una maggioranza che dipende dai Maga, le università sono in ginocchio, il bilancio federale è fuori controllo, le investigazioni contro gli avversari la pratica ordinaria, resta parte della stampa liberal coraggiosa e intimidita dalle sparate temerarie del Potus contro i “fake”.

Niente qui da noi contro Putin, niente contro Trump. C’è una logica perversa. La vecchia democrazia europea in Italia ha trasformato destre impresentabili in partiti di governo efficienti e nella norma democratica, più o meno lo stesso è avvenuto in Francia, in Germania l’unità nazionale fa da sbarramento ai rigurgiti paranazi dell’AfD, in Spagna Vox è isolato, in Grecia governa una destra in ghingheri che gestisce il meglio di un paese uscito dalla crisi anche grazie alla cura europea e dell’Fmi, nell’est europeo la battaglia è aperta, con l’eccezione di Ungheria e Slovacchia. Eppure l’Europa, che dipende come l’Ucraina dal volatile umore di un aspirante strongman che torce la mano alla democrazia americana, resta muta di fronte allo scandalo. Dopo tanti pericoli per la democrazia fasulli che sono stati denunciati, all’epoca perfino il garibaldino socialista Craxi fu indicato come sintomo di una mutazione genetica di tipo autoritario, ora che un fenomeno di autoritarismo vero si profila nella capitale dell’occidente, facciamo finta di niente. Una mobilitazione europea in difesa della democrazia in America sarebbe il detonatore di un fenomeno politicamente significativo e di effetto terapeutico per gli Usa e per noi stessi. Ma non se ne vede nemmeno la premessa della famosa presa di coscienza politica.

Non nascono comitati, non si muovono testimoni e intellettuali, tutto è limitato alla registrazione di ciò che accade, con molti scioglilingua che inneggiano alla spiegazione sociologica delle origini del movimento che travolge la Costituzione americana. Incredibile. Sappiamo di dipendere dall’America come modello, nel bene della difesa del mondo libero dall’espansionismo sovietico, conosciamo i limiti dell’american experiment ma siamo sempre stati il confine europeo di quell’esperimento, l’altro avamposto della pratica delle libertà civili. Ora partiti, sindacati, anche le anime belle del jet set liberal, conservatori di buona stoffa, tutti dovrebbero lanciare un grande allarme nazionale e europeo, collegarsi, unirsi e denunciare l’autoritarismo americano, che sembrava un ossimoro e sta diventando la più pericolosa delle realtà che ci riguarda. Oggi a L.A., domani qui da noi.

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  • Giuliano Ferrara
    Fondatore
  • “Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

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