Il leader di Italia viva invita i leader del campo largo a mettere da parte veti e divisioni: “Incalziamo Meloni sulla sicurezza, sulle tasse, sugli stipendi, sulla sanità”. Ma avverte: “Senza di noi non si vince”
“Il referendum della Cgil è stato un errore politico, una scelta ideologica e il quorum era una missione impossibile, lo sapevamo tutti”, dice Matteo Renzi. “L’errore politico e culturale che ha fatto la Cgil è stato quello di voler regolare i conti con il passato. Hanno fatto un referendum sul mio governo di dieci anni fa ma il problema e il governo Meloni oggi”. L’ex premier commenta a Repubblica l’esito dei referendum, la sconfitta del sindacato e della sinistra che ha sostenuto i quesiti.
“Vinciamo se incalziamo Meloni sulla sicurezza, sulle tasse, sugli stipendi, sulla sanità. Perdiamo se parliamo di ideologie e passato. Di referendum contro di me ormai ne abbiamo fatti fin troppo. Proviamo ora a voltare pagina e ripartire dai contenuti valorizzando quello che c’è di buono. I numeri dicono che si può costruire un’alternativa al governo Meloni del 2025 e non al governo Renzi del 2015″, ha aggiunto il leader di Italia viva, spronando i leader del cosiddetto campo largo a unirsi per creare una reale alternativa: “Se il centrosinistra la smette di litigare sul passato, mandiamo a casa Meloni e tutti i suoi camerati di merende. Non capisco cosa stiamo aspettando”.
Renzi contina spiegando che tra “gli astenuti c’è un sacco di gente che non ne può più dell’incapacità della premier, di Salvini e Lollobrigida. Fuori dal recinto referendario ci sono più di 14 milioni di persone che però aspettano proposte concrete e non ideologiche. Ci sono Pd, M5s e Avs, che spesso sulle posizioni chiave hanno un’idea di sinistra dura, come sul Jobs act o su Gaza. E poi ci siamo noi, i riformisti. E senza di noi non si vince”