Una vita di lavoro con celebri architetti,strutturista è aggettivo che richiama solidità geometriche: “Bellezza è ciò che crea le condizioni più confortevoli per chi fruisce di un’opera”. Intervista
Mai dire: questo non si può fare. Piuttosto pensare a come farlo cercando “soluzioni semplici a problemi complessi”. È la massima dell’ingegnere strutturista Maurizio Milan, una vita di lavoro con celebri architetti. Il tandem più assiduo con Renzo Piano, una collaborazione cominciata nel 1983 per realizzare opere innumerevoli tra cui il Ponte San Giorgio a Genova, l’Auditorium dell’Aquila dopo il sisma, la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, l’ospedale di Entebbe in Uganda voluto da Gino Strada (Milan ha devoluto a Emergency anche il ricavato del libro “Affinità strutturali”, in cui ha raccontato l’avventura professionale con Piano). Strutturista è aggettivo che richiama solidità geometriche.
Come dialoga con la creatività degli archistar?
Renzo Piano dice che tra noi è una partita di ping pong. Dagli scambi della pallina, rimbalzo dopo rimbalzo, si sviluppano le soluzioni. Quando mi spedisce gli schizzi a pennarello verde di un progetto, cerco subito di visualizzarlo nella tridimensionalità e so che lui se lo è già figurato meglio di me. Questa è la partenza.
Perché ha fatto l’ingegnere?
Mi piace vedere le cose nella loro concretezza. Non avrei potuto coltivare un percorso umanistico né una scienza teorica come la matematica. Vivo di rapporto con la materia. Con la terra, ma anche l’acqua e l’aria. Sognavo di diventare pilota della pattuglia acrobatica, ma mio padre non volle che entrassi in Accademia. Ho mantenuto però la passione per il volo: piloto aerei, elicotteri e vado per mare, assecondando le mie radici veneziane.
Cosa definisce la bellezza di un’architettura?
Non è solo l’estetica. Bellezza è ciò che crea le condizioni più confortevoli per chi fruisce di un’opera. Un esempio che mi sta a cuore è l’ospedale di Entebbe: Gino Strada ci disse che lo voleva “scandalosamente bello”. Come può esser bello un ospedale? Facendo sì che chi ci entra abbia la possibilità di uscirne meglio. In un paese come l’Uganda “scandaloso” è offrire la massima funzionalità e assistenza a una popolazione che quando deve operarsi è costretta a portare lenzuola, cuscini e cibo da casa. Noi abbiamo realizzato una struttura di efficienza straordinaria dove le prestazioni sono gratuite.
Ciò che è buono è bello.
“Bello, buono, bravo” spesso s’identificano. Se diciamo che qualcuno è una bella persona non pensiamo a come porta i capelli, al colore degli occhi, ai lineamenti, ma a come si rapporta con gli altri.
C’era bellezza nel Ponte Morandi?
Conobbi Riccardo Morandi e lavorai con lui. Era un maestro, ma ai suoi tempi la tecnologia e la capacità di analisi sui processi evolutivi di una struttura strallata e in calcestruzzo non erano affinati come adesso. Però è la negligenza degli uomini che ha fatto il resto e trovo ingiusto associare quel disastro al nome di Morandi. Dopo il crollo del viadotto hanno monitorato tutti i ponti, ma bisognava pensarci prima. Faccio un esempio: con Matteo Renzi premier fu costituito un gruppo di volenterosi ideato da Piano, Casa Italia, per ridurre la vulnerabilità delle costruzioni ai danni naturali. Producemmo un lavoro straordinario che continuò con il presidente del Consiglio Gentiloni. Purtroppo il suo successore Conte pose fine all’esperienza.
Qual è il progetto più difficile realizzato con Piano?
La Torre Piloti del porto di Genova e la chiesa di Padre Pio, perché Renzo pensò all’uso strutturale della pietra naturale del Gargano e destò perplessità nella burocrazia ministeriale. Poi i dubbi si dissolsero. Trovai una cava ad Apricena profonda cento metri, pietra perfetta e compattissima, resistente più del doppio del migliore calcestruzzo. Qualcuno ha rilevato nel santuario una presunta simbologia massonica. Sorrido perché finora non ci avevo mai pensato.
Il motivo della spirale non ha riferimenti esoterici?
La chiocciola è tra i fossili più comuni nella terra garganica. Quell’ispirazione geometrica di Renzo nacque dai ritrovamenti di Nautilus nella matrice rocciosa e piacque anche a me. L’impiego dei materiali locali è importante per la sostenibilità. Lo insegnavano i nostri avi: scavare sotto per costruirci sopra. O, se pensiamo a Venezia, si usava il cosiddetto bianco d’Istria. E basta spostarsi a Padova per trovare la trachite vulcanica molto dura, grigia o beige; a Vicenza il biancone, che è tenero; a Verona il marmo rosso e così via secondo la geogenesi.
Quale architettura antica la emoziona di più?
Il Pantheon e le chiese gotiche tedesche, che a volte riuscivano bene, altre no ma si faceva frutto degli errori. Tuttavia ciò che più m’impressiona è la natura: la logica funzionale dei vegetali, la perfezione degli alveari. Il computer corregge le imperfezioni umane. Occorre anche il buon senso. Se un risultato non mi convince lo ricontrollo. Una volta, all’epoca dei primi elaboratori, dovetti riguardare quattromila schede perforate per scovare il problema: invece di uno “zero” era stata digitata una “o”. Se un programma è sbagliato il computer lo esegue perfettamente sbagliato. L’eccessiva dipendenza dalle macchine è pericolosa.
Ha mai voglia di guardare dall’aereo i progetti compiuti?
Ho sorvolato spesso la Fiera di Rimini, Genova, San Giovanni Rotondo. Pensando che avevamo fatto qualcosa di buono. A Venezia e alla passione del volo s’associa lo scrittore Daniele Del Giudice. Un amico, frequentavamo lo stesso aeroclub. Quando cominciò a star male e non poteva pilotare me lo portavo io ed era felice. Abbiamo parlato di belle persone: ecco, lui ne fu un esempio per squisitezza, gentilezza, eleganza.