Se l’immagine della città sulla sicurezza è in mano a Fedez e soci. E la politica?

Alcuni influencer, tra cui il rapper Fedez, stanno contribuendo a costruire una narrazione, e dunque una percezione, di Milano non sempre precisa. Una percezione costruita a tavolino e, incredibilmente, disegnata da persone che non risiedono nelle peggiori case del Gratosoglio, ma nelle cerchie migliori della città

Parole senza musica di Fedez, dal palco dei giovani di Forza Italia, una manciata di giorni fa: “A Milano mancano due anni per cambiare sindaco, e Beppe Sala non si può ricandidare: questa è una ottima notizia”. Parole con musica di Fedez, alla fine dello scorso anno: “Milano brucia, uno stupro ogni venti ore. Beppe Sala, un influencer con la fascia tricolore. La politica richiede, il giornalismo provvede”. Fedez è quel cantante che il Comune di Milano, per mano di Beppe Sala ma spinto da Forza Italia in Consiglio, insignì dell’Ambrogino d’Oro. Sala è quel sindaco che ha aperto in tempi non sospetti alla cultura rap (ricordate Ghali?) e che adesso – karma is a bitch – si vede attaccato da alcuni di quelli che l’adoravano.

Cambio scena. Una settimana fa, in piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino si riunisce un gruppo di (chiamiamoli) vip: il pornoattore Max Felicitas, l’influencer e starlette Michelle Comi, Lorenzo Ruzza (un tizio che vende Rolex e ha milioni di follower). I tre, con una manciata di persone davanti, scandiscono i seguenti concetti. Felicitas: “Destra e sinistra sono tutti uguali. La Milano di oggi è allo sbaraglio, basti pensare che il consiglio comunale, invece di occuparsi della sicurezza, si occupa di fare le delibere per lasciare crescere l’erba nei parchi“. Ruzza: “Il sindaco Sala non è in grado di gestire la situazione”. Comi: “C’è troppa criminalità e penso che le cose stiano peggiorando ogni giorno. Tutto questo mi fa molta paura e per questo giro con una guardia del corpo. Non perché sono Michelle Comi ma perché sono una ragazza che ha paura”. A frullare tutte queste dichiarazioni di esimi intellettuali si capisce che la sicurezza è l’argomentazione principe delle opposizioni. Vale anche per i consiglieri comunali di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Da Palazzo Marino lo staff di comunicazione, senza grandissimi risultati, ha sempre ribadito che i reati sono in diminuzione. A chiudere la questione interviene infatti il concetto (sacrosanto) di sicurezza percepita.

E così potremmo chiudere la questione, se non fosse che gli influencer di cui sopra (in testa l’Ambrogino d’oro Fedez) stanno contribuendo a costruire una narrazione, e dunque una percezione, della città non sempre precisa. Una percezione costruita a tavolino e, incredibilmente, disegnata da persone che non risiedono nelle peggiori case del Gratosoglio, ma nelle cerchie migliori della città. Eppure, non è una narrazione che possiamo ignorare: perché è vero che la piazza era mezza vuota, anzi vuotissima, ma è verissimo che in ogni caso le visualizzazioni congiunte dei tre sono letteralmente milioni, con un impatto sull’opinione pubblica inimmaginabile per qualunque giornale, network editoriale e persino partito.


E’ una questione di comunicazione, ma non sembra che ci siano reazioni da Palazzo se non una strategia riassumibile in un generico: lasciateli parlare e amen. Ma intanto continua l’avvelenamento dei pozzi del pensiero. Perché di fronte a un venditore di Rolex diventato personaggio che dichiara che “per gestire una città come Milano ci vogliono i coglioni” l’unica cosa che non è chiara è se stia dicendo di possederli o che servono dei coglioni alla guida, cosa anche probabile visto il livello della riflessione. Un pensiero livellato verso il basso al quale si adeguano consiglieri e politici, che non tiene minimamente conto delle complessità.

Del fatto che la sicurezza è connessa allo sviluppo urbanistico, al mix sociale, a quanti negozi aperti ci sono di sera (Boeri dixit, molti anni fa), all’immigrazione recente e soprattutto alle seconde generazioni. Insomma a un pensiero unitario e complessivo della Milano futura, che i partiti non hanno minimamente elaborato. Per quanto riguarda gli intellettuali sono letteralmente spariti. Forse ricompariranno tra un annetto, all’approssimarsi del voto, ma per ora quel che abbiamo è il quartetto Fedez, Comi, Ruzza e Felicitas. Chissà se qualcuno si paleserà per dire come dovrebbe essere la Milano del 2050. Un obiettivo temporale che eccede il mandato di Sala e che dovrebbe vedere la politica interrogarsi e proporre idee, e non slogan da reel. Sennò si finisce per dar ragione a Max Felicitas (il che è tutto dire): invece di badare all’erba alta dei parchetti sarebbe ora che il Consiglio comunale facesse altro.

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