“Trecentomila persone, è un successo”. Pd, M5s e Avs esultano all’arrivo del corteo per Gaza e la Palestina a piazza San Giovanni in Laterano a Roma. Secondo i numeri comunicati da chi l’ha organizzata, una marea di gente ha sfilato in poco più di ottocento metri di corteo, partito da Piazza Vittorio Emanuele II per mostrare vicinanza al popolo palestinese e per schierarsi non solo contro il governo israeliano di Benjamin Netanyahu, ma anche contro quello italiano “complice dei crimini di guerra”.
Non è stato il sole cocente a fermare tantissimi militanti e sostenitori dal recarsi a marciare nella capitale, nemmeno i timori e le ansie che la dimostrazione di oggi potesse degenerare in una manifestazione dai toni decisamente più accesi. Clima sereno, solo tanto caldo. Giuseppe Conte è stato l’ultimo ad arrivare, scaldando gli animi dei cronisti. L’attesa ha fatto infuriare non solo l’organizzazione, ma anche l’ex presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, che a un certo punto si è unito alla sicurezza per cercare di calmare la folla.
Una volta riunitisi tutti, i quattro i leader hanno rilasciato una dichiarazioni lampo. Quattro minuti, uno a testa. Sufficienti per ribadire il perché di tanta mobilitazione. “È un’enorme risposta di partecipazione per dire basta al massacro dei palestinesi e ai crimini del governo Netanyahu. È un’altra Italia che non tace, come fa il governo Meloni. È un’Italia che vuole il riconoscimento dello stato palestinese e questa è l’Italia che vogliamo“, dice Elly Schlein.
Conte con tono più pacato dice: “Questa è la piazza dell’umanità che va avanti da venti mesi, con tanti governi che stanno facendo finta di non vedere e ancora oggi balbettano. Stop a questo sterminio“. Mentre Bonelli e Fratoianni come sempre più duri: “Chiediamo il riconoscimento dello stato palestinese, chiediamo sanzioni e la sospensione dell’accordo tra Ue e Israele e il non rinnovo del protocollo dell’Italia. Occorrono misure concrete per fermare lo sterminio, la deportazione e la pulizia etnica, e fermare l’ecatombe dell’umanità’ che è davanti ai nostri occhi a Gaza“.
Il corteo è partito mezz’ora dopo le due del pomeriggio, leggermente in ritardo. E si è recato, spedito, a Piazza San Giovanni. Ad aprirlo sono stati sempre i quattro leader. Schlein e Conte sono stati sempre separati da Fratoianni e Bonelli, lungo tutta la marcia. Intorno una lungo gruppo di parlamentari. Si contano Francesco Boccia, Stefano Bonaccini, Roberto Fico, Marco Furfaro, Riccardo Ricciardi, Marco Grimaldi e molti altri. Lungo il corteo, poi le telecamere hanno raggiunto anche Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Massimo D’Alema e, solo in sala stampa, il presidente della Campania Vincenzo De Luca. A fare da contorno, davanti e dietro di loro, svariati cori, “Bella ciao” a ripetizione e tante bandiere sfumate di vari rossi.
A spezzare lo spettro di colori c’era anche una bandiera blu e bianca, israeliana. Chi la sventolava era Klaus Davi, giornalista israeliano che si definisce “sionista” e spiega che “anche oggi quella non è una brutta parola”. Inutile dire che nel corso del corteo il giornalista è stato più volte contestato. Con il corteo giunto ormai alla destinazione d’arrivo, Davi ha spiegato: “Due manifestanti mi hanno rubato la bandiera israeliana mentre stavo a San Giovanni: la Digos era lì e ne ha identificato uno”. E ha precisato: “Sono qui in piazza per chiedere la sconfitta di Hamas. Finché ci sarà Hamas a Gaza, l’Iran a Gaza, non avremo la pace”.
E sempre a piazza San Giovanni il palco si apre con diversi interventi di giornalisti e attivisti, tra cui Rula Jebreal. Dopo il suo lungo discorso è però stato il turno di Gad Lerner. Il suo intervento è stato contestato con fischi e “buuu”. E questo perché ha detto: “Noi ebrei italiani che scendiamo in piazza siamo una minoranza, talvolta ci danno dei traditori, ma noi avvertiamo l’urgenza che avvertono gli ebrei pacifisti israeliani di difendere Israele da se stessa. Chi vi parla è un sionista ed essere sionista non equivale a fascista e assassino. È evidente che la conduzione criminale di questa guerra da parte del governo Netanyahu ha suscitato l’atavico odio contro gli ebrei” e Netanyahu, “che abusa della memoria della Shoah per darsi una giustificazione morale, alimenta questo sentimento“.
Alcuni hanno intimato al giornalista di “andare a casa”: “Chi lavora per la pace rispetta le sensibilità altrui e io a casa non ci vado proprio, non sarà qualche urlo a farmici andare. La forza di questa piazza democratica sarà ben impiegata per favorire l’incontro tra dissidenti palestinesi e israeliani, che sanno che nakba e shoah sono sinonimi”, ha risposto Lerner.
Dopo gli interventi degli ospiti è stato il turno dei leader. Hanno parlato in ordine alfabetico. Qualche malalingua ha spiegato che è stato scelto questo metodo per non fare scontento nessuno. Ad aprire Bonelli, quindi, a chiudere Schlein. Nei loro discorsi hanno sostanzialmente ribadito quanto detto nel corso dei punti stampa. Al termine dei loro discorsi il quartetto si è riunito e, allacciandosi al voto imminente di domani e dopo domani ha invitato tutti “ad andare a votare” ai referendum, violando il silenzio elettorale.
Da parte delle “vecchie guardie” del Partito democratico c’è stata una grande soddisfazione. “Oggi il Pd sta facendo di più per la Palestina di quanto non abbia fatto in passato”, ha detto Bersani. “C’è stato un certo ritardo ma ora anche io mi sento in linea con le opposizioni“, ha spiegato D’Alema. “È bello vedere il risveglio delle coscienze”, ha invece detto De Luca.
Il campo largo sembra dunque trovare un terreno comune, ma resta un terreno scivoloso e frammentato. Perché nonostante la manifestazione di oggi sia riuscita e nonostante fosse partita dalla piattaforma della mozione unitaria discussa alla Camera qualche settimana fa, al suo interno sono emerse svariate contraddizioni. Per esempio durante il discorso di Lerner. Dunque sì, “Palestina libera”. Ma sul come, la piattaforma resta traballante.
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