Modesta proposta per il governo: un bando rivolto agli oltre 900 dottorati di ricerca
Ieri ha provato a correggere un po’ il tiro, Donald Trump, dicendo di volere negli Usa studenti provenienti dalla Cina “purché siano controllati”. Ma in questo clima di ostracismo per studenti e ricercatori stranieri, non sarebbe forse il caso per l’Italia di lanciare un grande piano per attrarre cervelli in fuga dagli Stati Uniti (e non solo)? La premessa è che un piano il governo lo ha già lanciato, ad aprile, aprendo un bando per il “rientro dei cervelli in fuga”, qualcosa di molto simile lo ha fatto in seguito la Francia. Nel frattempo anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha messo sul piatto una serie di progetti da 500 milioni di euro. Ma cosa può fare l’Italia per essere ancora più attrattiva? Al di là di procedure semplificate per il visto e specifici accordi bilaterali con i vari paesi, una modesta proposta che il Foglio ha raccolto parlando con alcuni autorevoli esponenti del mondo accademico è indirizzarsi non tanto verso l’alto, i docenti, o il basso, gli studenti, quanto verso un target “giovane” che abbia conseguito il proprio dottorato da non più di 6 anni, e che abbia svolto un’attività di ricerca all’estero di almeno due anni. Senza preclusioni anagrafiche. Questo perché una delle categorie meno garantite, in termini di opportunità, è proprio quella dei giovani dottori di ricerca: anche coloro che hanno ottenuto il loro titolo in università prestigiose pescano in un numero molto risicato di offerte di qualità. Il bando, per cui si potrebbe prevedere una durata triennale, sarebbe quindi rivolto tanto agli stranieri quanto agli italiani che vogliono tornare dall’estero, altro elemento di non discriminazione. I fondi andrebbero messi a concorso tra gli oltre 900 dottorati di ricerca delle università italiane, in modo che con nuovi fondi queste strutture, seguendo una serie di vincoli, possano attrarre 4-5 ricercatori di livello: potrebbero in questo modo innovare e internazionalizzare la loro didattica dottorale. Visto il numero dei dottorati di ricerca, servirebbero almeno 50 milioni di euro ogni anno per i prossimi anni. Chi ci sta?