Il cancelliere mostra a Trump la strada per una collaborazione e i cambiamenti della sua Germania
Berlino. Le premesse per un disastro c’erano tutte. Dallo stile personale al paese rappresentato, ai rapporti con la Russia, alle preferenze politiche, anzi partitiche. Senza dimenticare il peccato originale: il surplus commerciale tedesco nei confronti degli Stati Uniti. E invece il primo incontro fra il neocancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è finito bene, senza scontri né momenti ad alta tensione. Se chi aveva profetizzato una “risciacquata” all’ospite tedesco sulla linea di quelle subite dall’ucraino Volodymyr Zelensky o dal sudafricano Cyril Ramaphosa è rimasto deluso, deluso è rimasto anche chi si aspettava una conferenza stampa in cui i due protagonisti parlano a turno. L’incontro pubblico fra i due è andato bene – del pranzo privato seguito dopo ancora non sappiamo– anche perché Friedrich Merz è rimasto muto come un pesce mentre Donald Trump sembrava, ancora più del solito, un fiume in campagna elettorale. A fare paura era in primo luogo la scelta della Studio Ovale, già teatro di aggressioni verbali agli ospiti stranieri. Merz poi è un uomo della Cdu, il partito dell’ex cancelliera Angela Merkel che Trump non ha mai tollerato, ricambiato. E’ vero che fra Merz e Merkel ci sono differenze e rivalità a non finire ma è anche vero che nella recente campagna elettorale tedesca la Casa Bianca ha tifato con forza per AfD, la bestia nera dei moderati; è però anche vero che l’amico dei sovranisti non era il presidente Trump. L’amico dei sovranisti era il suo ex braccio destro Elon Musk e forse non è stato un caso che il presidente abbia molto parlato della sua uscita di scena. Merz poi è molto duro con Vladimir Putin mentre da anni si dice che Trump sia suo amico – “ma io non sono amico di nessuno, anzi sono amico suo”, ha detto scherzoso il presidente ammiccando al cancelliere.
Anche Nord Stream sembrava essere un problema: mesi fa era parso che la Casa Bianca non si opponesse alla riapertura di ciò che resta dei quattro gasdotti diretti russo-tedeschi ma che avrebbe puntato a mediare per la riapertura dell’ultima pipeline rimasta in nome del business is business. Ma Donald sbaraglia tutti. “Sono io che ho fermato Nord Stream 2”, afferma ai giornalisti. “E’ vero, quel gasdotto è state un errore”, riesce a dire Merz interrompendo per un istante l’inarrestabile flusso trumpiano. Con Merz zitto in poltrona, il presidente ha già parlato di Elon Musk, del prezzo delle uova, del prezzo della benzina al gallone, dell’inflazione che c’era per colpa di Biden, di come la guerra in Ucraina sia stata colpa di Biden, di come anche il 7 ottobre sia stato colpa di Biden, di come “oggi le nostre frontiere sono bellissime, sono chiuse, il mese scorso sono entrati in tre e uno lo abbiamo lasciato passare solo perché aveva l’infarto e ci sembrava di fare la cosa giusta”. Trump galoppa eppure si accorge che Merz ha parlato e si gira verso di lui: “E’ vero, tu lo avevi detto”, concede. E’ il terzo complimento che gli fa dopo aver affermato che parla bene l’inglese e che è meglio di Merkel.
Toni leggeri per rasserenare il clima e suggerire, ecco il pezzo da novanta, che le truppe americane resteranno in Germania, “se volete che restiamo”. Figurarsi se i tedeschi non vogliono, consapevoli come sono che ci vorranno anni prima che la Bundeswehr esca da decenni di stato comatoso. Trump ha accennato anche a nuove possibilità di business. Ma c’è da parlare di Russia. “Domani”, gli ricorda Merz, “è l’anniversario del D-Day, lo sbarco in Normandia”. C’è di nuovo bisogno di America “e lei presidente è l’uomo-chiave per fare pressione sulla Russia”, lo liscia il cancelliere. Trump che si è appena lodato per aver portato la pace fra India e Pakistan apprezza; poi paragona Putin e Zelensky a due ragazzini che litigano “e forse vanno un po’ lasciati fare”. Lei è d’accordo cancelliere? chiede un reporter. “Sono d’accordo con il presidente che dobbiamo fermare questa guerra”. Di più Merz non dirà, colpa anche dei giornalisti al suo seguito: i tedeschi hanno domande solo per Donald Trump.