Schlein regista se non diventerà premier? Già pronti due soggetti

Chi ha scritto al direttore del Foglio Claudio Cerasa

Al direttore – Elly Schlein in una recente intervista ha confessato che se non diventerà premier si dedicherà alla regia cinematografica. Si dice che abbia già scelto il titolo del suo primo film: “Uniti si vince”.

Michele Magno

Il secondo sarebbe già scritto: “Il giorno della marmotta”.


Al direttore – Caro Cerasa, con il Foglio sottomano ieri ho illustrato nell’aula del Consiglio regionale della Liguria la mia mozione per il contrasto dell’antisemitismo, approvata all’unanimità. Il documento chiede alla giunta Bucci di porre in essere un attento monitoraggio finalizzato ad assicurare che fondi e contributi pubblici regionali non siano indebitamente assegnati ad associazioni o organizzazioni che promuovano attività o manifestazioni che incitano all’odio o alla violenza nei confronti degli ebrei o propugnano la distruzione, l’annientamento o la cancellazione dello stato d’Israele o negano o riducono la portata della Shoah. La mozione chiede altresì di mettere in campo iniziative per contrastare il preoccupante e inquietante ritorno dell’antisemitismo, documentato ogni giorno da episodi sempre più frequenti, che il Foglio puntualmente mette in evidenza. La Liguria è stata la prima regione in Italia, nel 2020, su mia iniziativa, a fare propria la definizione operativa di antisemitismo redatta dall’International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra), e sempre il nostro Consiglio regionale, su mia proposta, in questi anni ha approvato diversi documenti che con chiarezza e in maniera netta hanno espresso forte e chiaro il no della nostra Assemblea all’antisemitismo, no all’odio nei confronti del popolo ebraico, no al tentativo di cancellazione di Israele dalla cartina geografica. Quello fatto oggi è un passo ulteriore di questo percorso, le cui tappe ho peraltro deciso di raccogliere in un libretto che è a disposizione di chiunque lo richieda. Cordiali saluti.

Angelo Vaccarezza

consigliere regionale della Liguria Gruppo Forza Italia

Ben fatto. Grazie.


Al direttore – Con i referendum, puntualmente si torna a parlare del quorum. Non piace certamente ai promotori, per il rischio del fallimento. Fra le varie proposte vi è chi vorrebbe ridurre la percentuale minima di votanti per convalidare il risultato. Tuttavia, in caso di scarsa affluenza, abbassare il quorum è l’errore da non fare. Si consideri per esempio questo caso estremo: va a votare il 50 per cento +1 degli aventi diritto, di questi votanti, il 50 per cento +1 vota “sì”. In questo modo, il referendum è valido perché il quorum è raggiunto, e la norma oggetto del quesito viene abrogata con il 25 per cento di elettori che hanno votato “sì” a fronte del 75 per cento di “no” o di astensioni. Una minoranza di elettori riesce così a modificare una legge votata dal Parlamento, cioè da una maggioranza. A mio parere è chiaro che l’astensione deve essere intesa come un “no”, perché una legge c’è e il referendum si fa per cambiarla. Il quorum non risolve il problema e abbassarlo lo aggrava. L’interpretazione corretta dell’astensione richiederebbe che la soglia per l’abrogazione sia il 50 per cento +1 degli aventi diritto, senza quorum. Cordiali saluti.

Cosimo Del Gratta

Onestamente, lascerei i referendum così come sono. E se un quorum non viene raggiunto mi preoccuperei non di come cambiare le regole ma di come evitare che uno strumento formidabile, com’è il referendum, sia abrogativo sia confermativo, venga inflazionato a tal punto da diventare un rituale meno appassionante di una serata di “X-Factor”.

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