Secondo i dati Agcom, la Rai dà al referendum lo stesso spazio di Mediaset e La7. E ha dato ai quesiti sul lavoro della Cgil il doppio del tempo rispetto ai quesiti sulla giustizia della Lega nel 2022
Se il referendum non dovesse raggiungere il quorum sarà anche colpa della mancata informazione, si dice. Le opposizioni da diverse settimane denunciano il “silenzio” di “TeleMeloni”, ovvero la deliberata strategia della televisione pubblica di “oscurare” l’informazione sul referendum per farlo fallire. La segretaria del Pd Elly Schlein ha fatto un sit-in davanti alla sede della Rai con lo striscione “No a TeleMeloni” per denunciare la mancata copertura da parte del servizio pubblico. Il leader di +Europa, Riccardo Magi, è entrato vestito da fantasma alla Camera dei deputati per denunciare l’assenza di informazione sul referendum. I senatori del M5s hanno inscenato una protesta in Aula esponendo i cartelli “Democrazia silenziata” e “Referendum oscurati”. Ma è realmente così?
I dati dell’Agcom raccontano una storia diversa. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha appena pubblicato il monitoraggio sui tempi di parola della campagna referendaria sulle varie televisioni nazionali. L’ultimo report raggruppa le tre settimane che vanno dall’11 al 31 maggio (non è ovviamente inclusa l’ultima settimana, quella prima del voto, perché non ancora conclusa). Cosa dicono i numeri del monitoraggio?
I tg della Rai (Tg1, Tg2, Tg3 e Rainews) hanno dedicato ai referendum l’1,95% del tempo totale, mentre gli spazi “extra tg Rai” (ovvero i vari programmi di approfondimento giornalistico e politico) l’1,53% del totale. Non è una percentuale molto diversa dalle principali concorrenti. Ad esempio, per quanto riguarda Mediaset i tg hanno dedicato al referendum l’1,79% mentre gli spazi “extra tg” l’1,70%. La7, invece, ha dato spazio per l’1,38% nel tg e per il 5,01% negli spazi di approfondimento “extra tg”. Il dato è, in generale, in sensibile aumento rispetto alla prima parte della campagna referendaria.
Nelle prime quattro settimane che vanno dal 9 aprile al 10 maggio, lo spazio dato dalla Rai era 0,62% per i tg e 0,14% per gli spazi extra tg. Per Mediaset la quota era rispettivamente 0,45%e 0,03%. Mentre per La7 0,75% e 0,44%. Non c’è, quindi, una grandissima differenza tra la tv di stato e le reti private – ad eccezione dell’ampio spazio dato dagli approfondimenti La7 nelle ultime settimane – e, per tutte le reti, c’è stato un incremento dello spazio dato al referendum con l’avvicinarsi al voto.
Questi dati possono dirci qualcosa nel confronto tra la Rai e i suoi concorrenti su questo referendum, ma non sono molto utili per stabilire se – come denunciano le opposizioni – la dirigenza della tv di stato ha assunto, su input politico del governo, una linea editoriale di censura sul referendum per sabotarlo. Si può provare a testare se questa ipotesi sia solida facendo un confronto con il referendum precedente, quello sulla giustizia del 2022, all’epoca del governo Draghi. In quel caso le posizioni erano ribaltate: i quesiti referendari erano stati promossi dalla Lega di Matteo Salvini e la Rai era controllata dal centrosinistra (o quantomeno non era controllata dalla destra). Cosa dicono i dati Acgom dell’epoca?
Se consideriamo le settimane dal 15 maggio al 4 giugno 2022, le ultime tre eccetto quella immediatamente prima del voto del 12 giugno, si vede una copertura inferiore a quella attuale. La Rai aveva dato ai referendum sulla giustizia uno spazio di 1,15% nei tg e 0,97% extra tg. Nettamente di meno rispetto al referendum sul lavoro attuale che – nelle ultime tre settimane ha avuto una copertura rispettivamente di 1,95% e 1,53%. Nel 2022 Mediaset diede spazio al referendum rispettivamente per 1,49% e 1,63% (ora 1,79% e 1,70%) mentre La7 diede spazio per appena lo 0,24% nel tg e l’1,12% extra tg (ora 1,38% e 5,01% – circa cinque volte di più!). In tutti i casi, quindi, il referendum sul lavoro e la cittadinanza promosso oggi dalla Cgil ha avuto una quota di spazio ben superiore al referendum sulla giustizia del 2022 promosso dalla Lega.
Ma il confronto solo sulle ultime tre settimane risulta anche riduttivo, perché le due campagne referendarie hanno avuto una durata ben diversa: quello del 2022 è durato sei settimane (29 aprile-11 giugno), mentre questo del 2025 ben nove settimane (9 aprile-7 giugno). Il divario si allarga ulteriormente se si considera il minutaggio in valore assoluto. Confrontando tutta la campagna referendaria del 2022 (cinque settimane esclusa l’ultima) con tutta la campagna referendaria del 2025 (8 settimane esclusa l’ultima), si vede che i tg della Rai dedicarono al referendum sulla giustizia 270 minuti mentre oggi hanno dedicato al referendum sul lavoro circa 570 minuti. Oltre il doppio.
I numeri dell’Agcom non supportano la tesi che la Rai stia “oscurando” il referendum delle opposizioni: Viale Mazzini non dedica al tema meno spazio rispetto ai concorrenti e, soprattutto, dedica più spazio in confronto al precedente referendum sulla giustizia. Quando la Rai era più “democratica”, e non era la “TeleMeloni” di oggi, dedicava meno tempo per informare i cittadini sui referendum.