I servizi segreti ucraini hanno colpito (di nuovo) il ponte di Crimea. Le immagini

C’è stato un nuovo attacco ucraino al Krimski most, il “ponte di Kerch”, che collega la Crimea alla Russia. L’Sbu, il servizio segreto ucraino, ha detto di aver piazzato ordigni subacquei sui sostegni del ponte di Crimea: “L’operazione è durata diversi mesi. Gli agenti dell’Sbu hanno minato i sostegni di questa struttura illegale. E oggi, senza una sola vittima civile, alle 4:44 è stato attivato il primo ordigno esplosivo”. I sostegni subacquei avrebbero subito “gravi danni” al livello inferiore e il ponte è ora “di fatto in condizioni di emergenza”. Nell’operazione, supervisionata personalmente dal capo dell’Sbu Vasyl Malyuk, sono stati utilizzati 1.100 chilogrammi di esplosivo. L’intelligence di Kyiv ha anche diffuso un video, in cui si vede l’esplosione di uno dei piloni.

Come spesso accade quando si verificano questi attacchi, ricostruire i dettagli è difficile. La Russia non ha rilasciato dichiarazioni, ma nelle prime ore di martedì il ponte è stato chiuso per alcune ore, per poi essere riaperto al traffico intorno alle 10 ora locale (le 9 in Italia). Subito dopo che l’Sbu ha rilasciato la sua dichiarazione, hanno iniziato a emergere segnalazioni di un’altra esplosione e il ponte ha chiuso di nuovo verso le 16 ora locale (le nostre tre di pomeriggio) e il centro informazioni, citato dall’agenzia Ria Novosti dice che il traffico sul ponte è stato “temporaneamente sospeso”. Alcuni media russi hanno anche riferito che un drone ucraino è stato abbattuto sul ponte e i suoi detriti sono caduti sulla strada. I funzionari locali e i media filoputiniani si sforzano di presentare la situazione come sotto controllo. Ma si tratta di un danno importante per Mosca: intanto dal punto di vista logistico, perché dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina l’esercito russo ha utilizzato il ponte anche per rifornire le sue forze di occupazione nella parte meridionale del paese. Ma anche a livello simbolico, perché il ponte di Kerch rappresenta uno snodo essenziale per connettere la penisola annessa nel 2014 alla Russia continentale ed è un simbolo di quell’annessione. Tanto che al momento dell’inaugurazione, nel 2018, Mosca definì il ponte come “l’infrastruttura del secolo”. Il nuovo attacco al ponte è la smentita delle parole di Putin, che aveva promesso di proteggere i territori annessi alla Russia.

Non è la prima volta che il ponte viene colpito: era stato già attaccato l’8 ottobre 2022, allora era stato fatto esplodere un camion che, dissero fonti ucraine, portava 21 tonnellate di esplosivo. In quel caso alcune campate della massicciata del ponte crollarono. E poi il 17 luglio 2023, quando Kyiv utilizzò i droni suoi marini di superficie Magura (sostanzialmente delle imbarcazioni indipendenti senza pilota che possono navigare sull’acqua, telecomandate o a guida autonoma) e distrusse una campata del ponte e ne danneggiò un’altra.

Quello di Kerch è il ponte più lungo d’Europa, divide il mar Nero dal mare di Azov e collega appunto Kerch, in Crimea, al distretto russo di Krasnodar, nella Russia europea meridionale. Benché sia costato oltre 27 mesi di lavori e 3,7 miliardi di euro il Krimski most è stato soprattutto una trovata elettorale: nel 2018 Putin si presentò all’inaugurazione in jeans e percorse i 19 chilometri fino a Krasnodar guidando un camion Kamaz.

L’attacco di oggi è insomma un nuovo colpo all’immagine di invincibilità di Mosca, dopo che domenica scorsa, con la spettacolare “operazione Ragnatela” preparata in diciotto mesi dentro il territorio russo, Kyiv ha polverizzato decine di bombardieri russi parcheggiati in almeno quattro diversi aeroporti militari fino a 5.500 chilometri dal confine. L’Ucraina ha colpito gli aerei russi con stormi di droni FPV nascosti in prefabbricati, poi collocati sopra a dei camion e mossi da una rete di spie interne.

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti

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