Il fondatore del Movimento ha dato mandato di procedere a un’azione legale per tornare ad avere la piena titolarità del logo. Una mossa ventilata dopo l’assemblea costituente che lo ha estromesso da ogni ruolo lo scorso novembre e che oggi diventa concreta
Beppe Grillo è pronto a riappropriarsi del simbolo del Movimento 5 Stelle. Dopo essere stato estromesso dal movimento, che nell’ultima assemblea costituente ha eliminato il ruolo del garante, il fondatore del M5s riapre il conflitto silenziato negli ultimi mesi con Giuseppe Conte. La notizia trapela da fonti vicine a Grillo, secondo cui l’avvio di un’azione legale per riottenere la piena titolarità del simbolo sarebbe imminente, così da poterlo usare per la sua associazione di Genova, che ne detiene la proprietà. Il fondatore del Movimento avrebbe già dato mandato ai suoi legali. L’obiettivo è riappropriarsi del nome e del simbolo in vista delle prossime scadenze politiche.
Dal quartier generale di Campo Marzio fanno sapere di essere tranquilli: “Se e quando dovesse esserci questa nuova iniziativa giudiziaria leggeremo le carte e i nostri avvocati risponderanno a tono”, tagliano corto i 5Stelle.
La questione, spiega all’Adnkronos Lorenzo Borrè, storico avvocato dei dissidenti pentastellati, “riguarda non tanto questioni di marchi, quanto la titolarità del diritto di utilizzo del nome e del contrassegno del partito, già oggetto di accertamento da parte della Corte d’appello di Genova del 2021, in cui si spiegava che il nome e il simbolo dei pentastellati sono di Grillo”.
“L’azione legale – spiega ancora l’avvocato, che pure non è stato incaricato dall’ex garante e co-fondatore del M5s –, dovrebbe portare all’inibizione dell’uso del nome e del simbolo da parte di Giuseppe Conte e del partito di cui questi è presidente”. Nel merito, aggiunge, “esistono tre diverse, seppur omonime, associazioni, ma proprio la Corte d’appello di Genova, all’esito di un’azione proposta dal curatore originale del simbolo, ha dichiarato che Grillo è l’unico titolare del diritto di utilizzo del contrassegno e del nome Movimento 5 stelle. Se così non fosse – conclude Borrè –, non si spiegherebbe il contratto di manleva”.