Dopo la ragnatela ucraina, Pyongyang ha scoperto che anche il suo tallone d’Achille sono i droni
Oltre agli undicimila uomini coinvolti nelle operazioni militari, tra gennaio e dicembre del 2024 la Corea del nord ha consegnato alla Russia almeno cento missili balistici, “utilizzati poi per colpire infrastrutture civili in Ucraina, per esempio a Kyiv e Zaporizhzhia”, e poi circa 9 milioni di colpi d’artiglieria, tre set di brigata di artiglieria pesante, artiglieria a lungo raggio e lanciarazzi multipli, oltre 200 veicoli tra semoventi, lanciatori e veicoli di ricarica e missili anticarro come il Bulsae-4. A scriverlo è un rapporto pubblicato la scorsa settimana dal Multilateral Sanctions Monitoring Team (Msmt), e dimostra non solo che la Corea del nord è il principale fornitore della macchina da guerra russa, ma che il regime di Kim Jong Un sta diventando sempre più pericoloso con le tecnologie offerte in cambio dal Cremlino.
Il Multilateral Sanctions Monitoring Team è una piattaforma creata nell’ottobre dello scorso anno da undici stati membri dell’Onu – tra cui l’America, la Corea del sud e l’Italia – per raccogliere e pubblicare informazioni sulle violazioni delle sanzioni internazionali da parte del regime di Pyongyang. Il primo rapporto è stato pubblicato la scorsa settimana e riprende, in parte, il lavoro fatto dal Panel of Expert dell’Onu, organismo che sin dal 2009 monitorava i traffici illegali di Pyongyang ma che nel 2024 è stato smantellato per volontà di Mosca, che ha posto il veto al suo rinnovo. E così i paesi occidentali si sono organizzati per garantire delle pubblicazioni periodiche che rendano pubblica e dettagliata la cooperazione militare illecita tra Corea del nord e Russia.
In cambio degli armamenti e degli uomini – un servizio inedito per la Corea del nord e ormai ufficializzato sia da Mosca sia da Pyongyang – il regime di Kim Jong Un sta ottenendo molti soldi dalla Russia. DailyNk ha calcolato 43,8 milioni di dollari al mese, consegnati sotto forma di petrolio, gasolio, farina e altri componenti industriali. E poi c’è la tecnologia militare, fondamentale per trasformare la Corea del nord in un attore con capacità di deterrenza. Secondo l’intelligence di un paese partecipante al Msmt, la Russia “ha trasferito alla Corea del nord sistemi di difesa aerea a corto raggio, sistemi avanzati di guerra elettronica, inclusi disturbatori (jamming), e conoscenze operative. Questi trasferimenti sono avvenuti, almeno in parte, tramite aerei da trasporto militari russi”. I Marine sudcoreani dispiegati al confine marittimo nord-ovest del paese, vicino all’isola di Baengnyong, la scorsa settimana hanno avvertito i pescatori di una serie di “disturbi del segnale Gps” in tutta l’area, ha riportato ieri NkNews. Ma le Forze armate di Putin stanno aiutando quelle nordcoreane anche a migliorare la precisione dei loro missili balistici, consegnando informazioni raccolte sul campo e fondamentali per migliorare l’operabilità dei missili. L’aspetto di cui si è parlato di più nei giorni scorsi riguarda il trasferimento di almeno un veicolo da combattimento della classe Pantsir, un sistema mobile di difesa aerea progettato per colpire aerei, elicotteri, missili da crociera, munizioni guidate e droni di medio-grosse dimensioni – batterie ancora molto poco efficaci, invece, per gli sciami di droni come quelli che l’altro ieri hanno costituito la “ragnatela” ucraina contro la Russia. Pyongyang non aveva ancora quella tecnologia sensibile nel suo arsenale antiaereo. Per la Defense Intelligence Agency, anche grazie alla collaborazione con Mosca, la Corea del nord potrebbe passare dall’avere oggi dieci missili balistici intercontinentali a oltre cinquanta entro i prossimi dieci anni – sono i dati che il presidente americano Donald Trump sta usando per giustificare il finanziamento del cosiddetto Golden Dome, lo scudo antimissile che dovrebbe proteggere il territorio americano.
La Difesa di Kim Jong Un sta imparando molto anche sulla nuova guerra dei droni, anche se le sue difese in quell’ambito sono piuttosto basse. L’operazione Ragnatela dell’Ucraina contro la Russia potrebbe essere “un segnale d’allarme” per il regime nordcoreano, ha scritto ieri l’analista Chad O’Carroll, e un’opportunità per le Forze armate ucraine: “Lo scenario da incubo per Pyongyang prevede operazioni ucraine in una zona grigia durante eventi sensibili. Le intrusioni dei droni di ottobre scorso, durante le celebrazioni per l’anniversario del Partito, hanno dimostrato la vulnerabilità del regime nei momenti di massima visibilità” – quei droni erano stati lanciati dalla Corea del sud. “Le potenziali contromisure della Corea del nord rimangono limitate. Sebbene Mosca possa fornire ulteriori tecnologie di difesa aerea, il conflitto in Ucraina ha dimostrato i limiti della Corea del nord contro determinate operazioni con droni”. Ma il prossimo passo determinante per limitare l’aggressività nordcoreana lo dovrà compiere il presidente Lee Jae-myung, eletto oggi in Corea del sud.