Che sta succedendo a Lewis Hamilton in Ferrari?

Mentre Leclerc riesce ad andare sempre oltre la macchina, a spremerla e strizzarla fino, a ottenere un risultato decente, Hamilton no. Si ingarbuglia e si deprime

Quando a due giri dalla fine del Gran premio di Spagna, Nico Hulkenberg, guidando una derelitta Sauber, ha sorpassato la Ferrari numero 44 sul rettilineo di Barcellona, quello dove una trentina di anni fa Senna e Mansell duellavano spalla a spalla senza mollare un centimetro, il caso Lewis Hamilton è ufficialmente stato aperto. Dopo nove gare e una sola prestazione degna del suo ingaggio, nella gara sprint in Cina, è giusto interrogarsi: di chi è la colpa se la coppia dell’inverno sembra essere scoppiata ancora prima dell’arrivo dell’estate? Colpa di Lewis o della Ferrari? O, come nella maggior parte dei matrimoni che si spezzano, la colpa è di tutti i due?

Dopo il grande show di inizio anno con l’apparizione di sir Lewis Hamilton a Maranello in una foto, ovviamente iconica, che è stata pubblicata ovunque nel mondo. Dopo l’inebriante spettacolo di Milano con la mini pista allestita attorno al Castello. Dopo parole piene di promesse e di speranze. Ecco dopo tutto questo, ci si è risvegliati dal sogno sprofondando immediatamente nell’incubo. Perché sentire il muretto dei box che chiede a Hamilton di lasciare strada al compagno di squadra che è più veloce può capitare una volta. Ma se si ripete una seconda e una terza volta, allora sì che potrebbe esserci un problema. Non a Houston, ma a Maranello.

“Cosa volete che dica? Ho vissuto una brutta giornata e non ho altro da aggiungere. Posso solo dire che è stato terribile, non c’è bisogno di spiegare. Sono sicuro che la squadra non troverà risposte a questa situazione. Probabilmente è solo colpa mia. Ora voglio solo andare a casa”, le frasi di Lewis registrate da Sky dopo il Gran premio di Spagna, hanno ricominciato a girare vorticosamente. D’altra parte già venerdì durante la seconda sessione di prove Lewis via radio non era stato troppo tenero: “C’è qualcosa che non va in questa macchina. È la peggiore che abbia mai guidato”. Poi era venuta la qualifica in cui, grazie al suicidio strategico di Charles, era finalmente riuscito a stare davanti al compagno (7-2 il bilancio fin qui). Ma non era servito a nulla. Pochi giri dopo il via, il suo ingegnere già era lì a chiedergli di far passare Charles. E poi alla fine mentre Leclerc saliva sul podio, lui si vedeva superato anche da una Sauber.

La Ferrari non ha ingaggiato Hamilton per trattarlo come un Irvine o un Barrichello. Lo ha ingaggiato perché un sette volte campione del mondo, portasse alla scuderia conoscenza e prestazioni. Se sui consigli organizzativi c’è poco da dire, sulla mancanza di prestazioni si potrebbe scrivere un libro. Mentre Leclerc riesce ad andare sempre oltre la macchina, a spremerla e strizzarla fino, a ottenere un risultato decente, Hamilton no. Si ingarbuglia e si deprime. Si arrende come raramente ha fatto in vita sua. Quando dice “probabilmente è solo colpa mia”, dice molto di più di quanto dicano quelle parole. Perché che colpe può avere un sette volte campione del mondo se non quella di non saper trasformare una monoposto nata malissimo. Lui non si è adattato alla Sf-25 che però ha dimostrato di non essere un progetto riuscito.

Forse è vero, come si temeva visti gli ultimi anni in Mercedes, che Lewis non fosse più inconsciamente in grado di lottare per un quarto-quinto posto come lo era una volta. A 40 anni e con 7 mondiali riesci a dare di più se in palio c’è una vittoria, non un piazzamento. Ma l’integrazione in squadra nei weekend in pista non pare riuscita. Lewis è duro via radio. Duro nelle risposte con la stampa. Scurissimo in volto. Quasi isolato con il suo entourage in certe occasioni. Racconta di avere un filo diretto con il presidente Elkann, di avere un ottimo rapporto con lui. In vita sua non ha mai mollato, neppure quando da ragazzino lo prendevano in giro per il colore della sua pelle. Anzi, ne veniva fuori più forte. Certo, non si aspettava una stagione così, altrimenti a marzo a Milano non avrebbe detto: “Questa squadra ha tutto per vincere il Mondiale”. E il suo compagno Leclerc non avrebbe aggiunto: “Se non dovessimo vincere uno dei due titoli, ci resterei male”. Insomma Hamilton può essere un caso. Ma il vero caso resta sempre la Ferrari. La Scuderia che ha spezzato i sogni di gente come Prost, Mansell, Alonso e Vettel rischia di trascinare anche lui nel gorgo.

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