Sulla risoluzione del conflitto non ci sono ancora progressi concreti. Oltre a uno scambio di prigionieri il secondo round di Istanbul si è concluso – come previsto – con un nulla di fatto. Solo quando la Russia perderà fiducia nella realizzabilità del suo piano sarà pronta a sedersi al vero tavolo delle trattative
Oggi si è tenuto a Istanbul il secondo round di negoziati diretti tra Russia e Ucraina. Il giorno prima, il Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Sbu) ha condotto una vasta operazione denominata “Ragnatela” nel territorio russo. Gli ucraini sono riusciti a colpire quattro basi aeree dell’aviazione strategica russa, danneggiando 41 aerei e il 34 per cento dei vettori di missili da crociera. L’effetto dell’operazione si è fatto sentire anche a Istanbul. L’incontro fra le delegazioni ucraine e russe è stato breve: poco più di un’ora. Alla vigilia del viaggio in Turchia, l’Ucraina ha consegnato ai russi un documento – visionato dal Foglio – redatto in ucraino e inglese. Kyiv insiste sul cessate il fuoco totale e incondizionato, sulla risoluzione delle questioni umanitarie (il ritorno di tutti i bambini deportati, lo scambio dei prigionieri “tutti per tutti”, la liberazione da parte della Russia di tutti gli ostaggi civili) e sulle garanzie di sicurezza fornite dalla comunità internazionale. L’Ucraina non si impegna a diventare un paese neutrale, e continuerà il suo cammino verso l’Ue. L’adesione alla Nato, secondo il documento, dipenderà dal consenso interno all’Alleanza, non dalla Russia. Inoltre, non potranno essere imposti limiti al numero delle forze di difesa ucraine e allo schieramento di truppe straniere sul territorio ucraino. I territori occupati dalla Russia non sono riconosciuti dalla comunità internazionale, e tutte le questioni territoriali dovranno essere discusse solo dopo un cessate il fuoco completo.
Nel documento si afferma che, se si raggiungerà finalmente una tregua stabile, potrà avere luogo un incontro tra i leader – Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Dopo l’incontro a Istanbul, il ministro della Difesa Rustem Umerov, capo della delegazione ucraina, ha dichiarato che Kyiv propone di tenere il prossimo incontro tra il 20 e il 30 giugno. In quell’occasione dovranno essere concordati sei punti: cessate il fuoco (condizioni, monitoraggio e sanzioni in caso di violazioni), garanzie di sicurezza e prevenzione di nuove aggressioni, questioni territoriali, economia, compensazioni e ricostruzione dell’Ucraina, sanzioni per violazione dell’accordo di pace, e procedura per la firma dell’accordo finale. La Russia ha consegnato il proprio memorandum solo in Turchia, e l’Ucraina lo esaminerà nei prossimi giorni. Mentre ucraini e russi si preparavano all’incontro, il capo del Sbu Vasyl Maliuk ha svelato, la mattina di oggi su Facebook, i dettagli dell’operazione più audace nella storia dei servizi segreti ucraini. Nell’“operazione Ragnatela” sono stati utilizzati 117 droni. Tra gli aerei russi danneggiati figurano A-50, Tu-95, Tu-22M3 e Tu-160. “Non è stato solo un colpo devastante all’aviazione nemica, ma anche uno schiaffo serio alla potenza e alla natura terroristica della Russia”, ha dichiarato Maliuk. Inizialmente, i servizi segreti ucraini hanno fatto entrare in Russia dei droni Fpv, successivamente anche delle casette mobili in legno, dentro cui erano nascosti i droni, poi caricati su camion. “Al momento giusto, i tetti delle casette si sono aperti da remoto e i droni hanno preso il volo per colpire i bombardieri russi”, ha spiegato il capo del Sbu.
Il primo giugno, gli ucraini sui social hanno celebrato l’astuzia dell’“operazione Ragnatela” e il fatto che, in un anno e mezzo di preparazione, non ci siano state fughe di notizie. “Abbiamo distrutto equipaggiamenti dal valore di un intero esercito”, ha scritto l’osservatore Ihor Lutsenko. Tuttavia, ha ammesso che sarà difficile ripetere un’operazione simile. La Russia ora controllerà più accuratamente i trasporti intorno alle basi aeree e imparerà a proteggere meglio i propri aerei. Ma l’Ucraina ha già dimostrato di saper rispondere in modo asimmetrico e creativo alla costosa potenza militare russa, anche con droni economici. “Non ho dubbi che vedremo presto altre operazioni interessanti”, ha concluso Lutsenko.
Nel briefing post negoziati, Umerov ha raccontato che Mosca ha nuovamente rifiutato la proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni. Vladimir Medinsky, capo della delegazione russa, ha invece affermato che la Russia ha proposto una tregua di 2-3 giorni in specifici settori del fronte. Al momento, le due parti hanno concordato lo scambio dei corpi dei soldati caduti, secondo una formula di 6.000 per 6.000. C’è anche un’intesa per lo scambio di prigionieri gravemente feriti, malati e di giovani soldati tra i 18 e i 25 anni. “Il secondo round di Istanbul si è concluso, come previsto, con un nulla di fatto, se non un accordo sullo scambio di prigionieri”, ha detto al Foglio il volontario ucraino Bohdan Miroshnikov. Sulla risoluzione del conflitto, non ci sono ancora progressi concreti. Ihor Lutsenko ritiene che il momento decisivo nella guerra arriverà solo quando la Russia e i suoi alleati perderanno fiducia nella realizzabilità del loro piano. “Le perdite costringeranno la Russia a sedersi al tavolo”, ha detto anche Volodymyr Zelensky oggi durante il vertice del “Bucharest Nine” a Vilnius. Per ora, insiste, bisogna continuare a fare pressione sulla Russia.