Lacrime rosa e piani riusciti. Simon Yates ha vinto il Giro d’Italia

Al quarto scatto sul Colle delle Finestre, Simon Yates si è liberato di Isaac Del Toro e Richard Carapaz e ha riscritto il finale della corsa rosa. A Sestrière ha vinto Chris Harper

In un pomeriggio di fine maggio nel quale nuvole scure rincorrevano il sole che scaldava la testa e le spalle dei corridori del Giro d’Italia 2025 raggiungendolo solo nelle ultime centinaia di metri prima dell’arrivo, Simon Yates si è messo in testa che queste tre settimane di corsa non dovevano terminare con l’ombra di un rimpianto. In fondo non aveva nulla da perdere. A quasi trentatré anni, dopo aver vinto una trentina abbondante di corse, tappe in tutti i tre grandi giri, dopo aver vinto una Vuelta, non sarebbe stato un podio a cambiare le cose, a sballare i conti con la sua carriera. Una maglia rosa invece sì. Una maglia rosa era una buona ragione per correre il rischio di scendere dal podio.

Si era alzato presto al mattino con un minuto e ventun secondi di ritardo da Isaac Del Toro. Soprattutto con l’idea in testa che mal che fosse andata il suo l’aveva fatto. E che era meglio una delusione oggi di pedalare i prossimi giorni, mesi, anni con il dubbio che avrebbe potuto scrivere un altro finale al Giro d’Italia 2025.

Nemmeno quando i gregari di Richard Carapaz avevano iniziato a fare un ritmo infernale sulle prime rampe del Colle delle Finestre ha cambiato idea.

E neppure quando Richard Carapaz era scattato, tentando di abbracciare il prima possibile una solitudine montana che l’avrebbe dovuto portare a Roma con la maglia rosa addosso, si è agitato. Nel suo volto c’era ancora una serenità assoluta, la calma di chi sapeva che serviva concedersi tempo, quello giusto.

Sapeva che la corsa non si sarebbe decisa sul tratto più duro per pendenze della Cima Coppi, il primo, ma più in alto. Perché le pendenze fanno male ai polpacci, ma è poco prima dello sterrato che l’aria con sempre meno ossigeno inizia a dar fastidio. E così non si era affannato a rientrare, aveva pedalato del passo altrui, prima di accelerare e trovare il suo.

Simon Yates sul Colle delle Finestre (foto LaPresse)

Sapeva bene tutto questo. Nel 2018, sul Colle delle Finestre, aveva iniziato a vivere la giornata peggiore della sua carriera. Aveva visto, pedalata dopo pedalata, stingere la maglia rosa che indossava, mentre sentiva in cuffia dell’impresa solitaria di Chris Froome.

Quando ha raggiunto Richard Carapaz e Isaac Del Toro, Simon Yates ha deciso che il passato non contava e che c’era un qui e un ora da vivere. Soprattutto una maglia rosa da riprendersi.

È scattato quattro volte. I primi tre scatti sono andati a vuoto: ripreso. Il quarto no.

Il quarto è stato l’inizio di nuovo viaggio. Un viaggio che lo ha condotto prima in cima al Colle delle Finestre, poi a Sestrière. Che lo ha condotto alla maglia rosa. Alla vittoria del Giro d’Italia.

Solo negli ultimi duecento metri prima della linea d’arrivo, il viso di Simon Yates si è rilassato. Solo allora il suo volto ha smarrito la determinazione, si è rilassato di stupore e dolcezza. Si è guardato indietro per sincerarsi che davvero non avesse qualcuno alle calcagna. Poi si è abbandonato a una gioia calma, quasi dimessa. Quella di chi, in fondo, non credeva che potesse accadere davvero.

Simon Yates ha pianto.

Ha pianto perché a volte solo le lacrime sanno esprimere la gioia più pura. Perché solo le lacrime sanno riempire il vuoto di pensieri e parole che non riescono a uscire perché troppi e troppe vorrebbero uscire. Perché le lacrime, in fondo, sono il rifugio della gioia quando non si è di indole un ganassa. E lui un ganassa non lo è mai stato.

Ha pianto perché ci credeva più la squadra che lui, ha detto, perché gli hanno detto non mollare e lui non ha mollato.

Ci credevano al Team Visma | Lease a bike. Ci credeva soprattutto Wout van Aert. Il belga era andato in fuga al mattino, aveva lavorato, e non poco, per far prendere vantaggio agli avanguardisti. Si era staccato ai primi scatti altrui. Non era lì per vincere. Era lì per far vincere. A quel punto era salito con il passo giusto per aspettare il compagno dopo la Cima Coppi. Non un azzardo. Solo fiducia. Fiducia ripagata. Wout van Aert si è messo al servizio dell’inglese, gli ha donato tutte le sue energie tra Poumieres e Pragelato, ha dilatato il vantaggio di due minuti che Simon Yates aveva costruito da solo sul Colle delle Finestre.

Dietro Isaac Del Toro zoppicava più di testa che di gamba; dietro Richard Carapaz aveva capito che tutto era finito, che il suo sogno rosa era evaporato.

Davanti Chris Harper era imprendibile. Primo, prima vittoria al Giro d’Italia e per di più nella tappa più affascinante della corsa. Davanti Alessandro Verre resisteva alla rincorsa dell’inglese, tagliava il traguardo per secondo.


Per solidarietà ai corridori che corrono il Giro d’Italia, qui si è deciso di raccontare le tappe del Giro d’Italia facendo la loro stessa fatica: una lettera a metro di dislivello. Ecco il racconto della ventesima tappa, la Verrès-Sestrière, 2025 chilometri e 4.5’00 metri di dislivello, in 4.500 battute (spazi inclusi).

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.