Il lavoro migliora, da anni, grazie alla flessibilità. Quattro fake news smontate da Panetta

La relazione annuale del presidente di Bankitalia smonta tutta la retorica di “precarizzazione” con cui Landini ha cavalcato i quesiti referendari

Manca poco più di una settimana al referendum dell’8-9 giugno e la Cgil, che ha promosso i quesiti sul lavoro, dice che sul tema si fa poca informazione, soprattutto da parte della Rai. Si può aggiungere che quel po’ di informazione che c’è in realtà è disinformazione, fatta soprattutto da parte della Cgil. Il leader del sindacato, Maurizio Landini chiede agli italiani di andare a votare descrivendo un mercato del lavoro in condizioni catastrofiche. “C’è stato un aumento della precarietà che non ha precedenti, sono aumentati i contratti a termine”, dice. E ancora: “L’occupazione è aumentata, ma perché sono cresciuti i part time”. Oppure: “Aumentano gli occupati ma diminuiscono le ore lavorate”. Sono tutte affermazioni false e a dimostrarlo, dati alla mano, è la Relazione annuale della Banca d’Italia presentata ieri.

Il documento della Banca centrale, che descrive l’andamento e le prospettive dell’economia italiana e internazionale, dedica un capitolo al mercato del lavoro che appare molto robusto, sia in questa fase congiunturale sia in un’ottica di medio periodo guardando agli anni post Covid. Innanzitutto l’occupazione, per tutto il 2024, ha continuato ad aumentare nonostante una crescita economica più flebile rispetto al passato. L’obiezione della Cgil è che gli occupati saranno pure aumentati, ma lavorano di meno perché le ore lavorate sarebbero in calo. Falso. “Il numero di occupati e le ore lavorate sono aumentati rispettivamente dell’1,6 e del 2,1 per cento, contro l’1,9 e il 2,5 nel 2023”, scrive la Banca d’Italia. Anzi, considerando come riferimento il 2013 – anno prima del Jobs act – le ore lavorate sono aumentate più di quanto sia aumentata l’occupazione.


La seconda tesi della Cgil – figlia di quella precedente – è che sono aumentati i contratti part time e, soprattutto, i part-time involontari e quindi sono diminuite le ore lavorate pro capite. Un altro falso. “L’aumento delle ore lavorate per addetto (0,5 per cento) è stato sospinto dal minore ricorso al part-time, la cui incidenza, secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro (Rfl) dell’Istat, è scesa di quasi un punto percentuale (al 16,8 per cento nella fascia di età tra 15 e 64 anni)” scrive la Banca d’Italia che, a proposito dei part time involontari, aggiunge: “E’ ancora diminuita la quota di coloro che svolgono un lavoro a orario ridotto, ma ne desidererebbero uno a tempo pieno (al 51,3 per cento, dal 54,8 nel 2023; 65,6 nel 2019).

La terza tesi di Maurizio Landini è che, in ogni caso, il lavoro è più precario: l’incremento dell’occupazione è cioè dovuto all’aumento di rapporti di lavoro poco stabili, temporanei o con minori tutele (false partite Iva). Terzo falso. “La crescita dell’occupazione – scrive Bankitalia nella relazione annuale – è stata trainata dal lavoro dipendente a tempo indeterminato, a fronte di un calo di quello a termine, che risente maggiormente del ciclo economico. Il lavoro autonomo è salito in misura più limitata, restando al di sotto dei livelli precedenti la pandemia”.

La quarta tesi dei promotori del referendum e dei partiti che lo sostengono, dal Pd al M5s, è che in ogni caso il Jobs act ha indebolito i contratti, reso più facili e convenienti i licenziamenti e reso i giovani più precari di prima. Un altro falso. “Secondo i dati dell’Inps– scrive la Banca d’Italia – la crescita dei contratti a tempo indeterminato è stata favorita anche dal basso tasso di licenziamento e dall’alto numero di trasformazioni dei contratti temporanei in essere. Si sono invece ridotte le assunzioni a termine e per i giovani”. Per giunta, sempre a proposito dei giovani, la Banca d’Italia segnala che nel 2024 la disoccupazione è scesa al 6,5 per cento, “il valore più basso da 17 anni”, e che “la riduzione è stata maggiore per i giovani nella fascia di età tra 15 e 24 anni”. Il dato è ancora in calo: la disoccupazione ora è al 6 per cento perché, come segnala, Palazzo Koch nei primi mesi del 2025 “il numero degli occupati ha ricominciato a crescere in maniera decisa beneficiando degli investimenti connessi con il Pnrr. L’espansione dell’occupazione è proseguita tra i più anziani ed è ripresa tra i giovani”.

Naturalmente restano tanti problemi da affrontare: l’aumento del tasso di attività e di occupazione, soprattutto di donne e giovani; il consistente flusso dell’emigrazione di giovani laureati; l’insufficiente flusso di immigrati qualificati, anche per compensare il declino demografico; la necessità di un lavoro più produttivo per aumentare i salari. Questi sono problemi reali, molto diversi da quelli inventati dalla Cgil – e i partiti che la seguono – che ha basato una campagna referendaria su quattro dati falsi per spingere gli italiani a votare quattro sì. Si dice che invitare all’astensione indebolisce la democrazia, ma astenersi dal diffondere menzogne la rafforzerebbe.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali

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