La strada breve del piano Witkoff

Israele pronto ad accettare, Hamas vuole modifiche. Cosa manca davvero

L’inviato speciale per il medio oriente Steve Witkoff ha presentato una nuova proposta per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza. Il piano prevede che vengano liberati dieci ostaggi vivi e riconsegnati i corpi di diciotto ostaggi morti. Il periodo iniziale di cessate il fuoco sarebbe di sessanta giorni, durante il quale Israele dovrebbe rilasciare 125 detenuti palestinesi condannati all’ergastolo, oltre mille palestinesi arrestati dopo il 7 ottobre e i 180 corpi di gazawi. Dopo dieci giorni di tregua. L’esercito israeliano si dovrebbe ritirare dal territorio a sud e a nord del corridoio Netzarim.

Durante il cessate il fuoco, dovrebbero iniziare le discussioni per la fine definitiva dei combattimenti e i garanti nominati da Witkoff sono Egitto, Qatar e Stati Uniti di cui è stato fatto il nome di Donald Trump in persona: è un cambiamento significativo se il presidente americano è il garante del cessate il fuoco. Il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe detto alle famiglie degli ostaggi che Israele è pronta ad accettare la proposta, Hamas invece vuole delle modifiche perché interpreta il piano come troppo sbilanciato a favore di Israele. Le critiche sono: poche garanzie che il cessate il fuoco temporaneo diventi permanente e che Israele sia davvero impegnato a negoziare durante i sessanta giorni. Quello che rimane ancora molto vago è cosa si vorrà fare di Gaza e della sua gestione, soprattutto cosa fare con Hamas. Ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo interessante che riguarda un altro fronte della guerra di Israele: il Libano. Il Wsj si concentra sulla collaborazione fra Tsahal ed esercito libanese per eliminare quel che rimane di Hezbollah. Il giornale americano si domanda quanto possa durare questa strategia, ma che in Libano esista una classe politica e militare che considera il gruppo sciita armato dall’Iran una minaccia è un fatto e da qui possono partire le future relazioni con Israele. A Gaza per ora non esiste una classe politica alternativa e neppure un piano per escludere Hamas ed è un guaio perché equivale ad ammettere che il futuro della Striscia è nelle mani del terrorismo.

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