Il martirio infinito dei cristiani in Africa

Altra strage in Nigeria, mentre la situazione si fa difficile anche in Kenya dove un sacerdote è stato ucciso – cosa mai accaduta prima, nonostante la tensione latente. In tutta l’Africa subsahariana la situazione è critica. Il messaggio di Papa Leone XIV

Sono almeno trentasei i morti che si contano dopo i raid condotti da militanti fulani in Nigeria, nello stato del Benue, fra il 24 e 26 maggio. Oltre alle vittime, sono decine i feriti e i rapiti. Aiuto alla Chiesa che soffre riferisce che le vittime sono per lo più civili. Lungo la Naka-Adoka Road, definita “la via più breve per l’inferno”, uomini armati hanno sparato contro residenti e viaggiatori. Sabato scorso, un sacerdote cattolico è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco. Solo l’averlo creduto morto gli ha salvato la vita. Chi viaggiava con lui è stato sequestrato. Gli scontri tra i pastori nomadi e le comunità agricole nella cosiddetta Middle Belt nigeriana (la cintura che idealmente separa i territori a maggioranza islamica da quelli cristiani), vanno avanti da anni, nell’inazione delle autorità politiche e delle forze di sicurezza locali. Il conflitto è per l’accaparramento delle terre su cui far pascolare le mandrie e i fulani, nel tempo, si sono dimostrati pronti a uccidere pur di ottenerle.

Spesso, con raid che non hanno risparmiato interi villaggi, non facendo differenza tra uomini, donne e bambini. A essere critica, però, è la situazione in tutta l’Africa subsahariana e non sembrano esserci segnali in controtendenza, anzi: pochi giorni fa, un sacerdote è stato ucciso in Kenya, nella Valle di Kerio. Secondo il vescovo locale, mai era accaduto che fosse ucciso lì un sacerdote, nonostante la tensione latente. Qualche giorno fa, in occasione del pellegrinaggio giubilare per l’Africa, il Papa ha scritto sul suo profilo X che “il continente africano dà una grande testimonianza al mondo intero. Grazie per come vivete la vostra fede in Gesù Cristo! Quanto è importante che ogni battezzato si senta chiamato da Dio a essere un segno di speranza nel mondo di oggi!”. Un segnale di attenzione ai nuovi martiri che, come diceva il predecessore Francesco, oggi sono di più che nei primi secoli.

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