A Elkann piacciono i francesi

Dopo la Ferrari, anche la Juventus si affida a un manager francese per rinascere. L’ad di Stellantis cerca ispirazione oltreconfine, ma i risultati tardano ad arrivare

A John Elkann piacciono i francesi. Almeno quelli che si occupano di sport. Sarà un feeling ereditato da nonno Gianni che si era innamorato di Michel Platini, bello di notte e di giorno. Sarà perché John ha studiato in Francia e, si dice, pensi ancora in francese. Ma fateci caso, per i suoi amori sportivi, Elkann ha scelto due manager in arrivo dalla Francia. Dopo aver affidato la Ferrari a Fred Vasseur, ha ingaggiato per la Juventus Damien Comolli, presidente del Tolosa, sbattendo fuori a calci nel sedere Giuntoli che aveva altre colpe oltre a non avere l’accento sulla “i”. I gioielli sportivi di famiglia hanno una differenza sostanziale: la Ferrari è una cassaforte che produce utili, la Juve un buco nero che drena denari, ma hanno un punto in comune, quello di non vincere più ormai da tempo. La Ferrari dall’epoca gloriosa di Luca di Montezemolo, cacciato perché non era possibile non vincere in Formula 1, la Juve dall’epoca non meno gloriosa (9 scudetti di fila) di Andrea Agnelli, cacciato perché coinvolto in un’inchiesta giudiziaria. Per la ristrutturazione sono stati chiamati due architetti d’oltralpe, d’altra parte anche i francesi per abbellire Parigi avevano chiamato Renzo Piano. Solo che Vasseur e Comolli non hanno esattamente il curriculum dell’architetto genovese. Ma non è questo il punto. La storia in fin dei conti racconta che una guida francese può dare dei buoni risultati: nella Ferrari di Montezemolo il numero uno della Scuderia era un altro francese, Jean Todt, arrivato con il soprannome del piccolo Napoleone e andatosene pieno di gloria per aver riportato l’ordine in squadra lavorandoci venti ore al giorno; anche nella Juve pre Agnelli c’era stato un presidente francese, Jean Claude Blanc, prima direttore generale ed amministratore delegato e poi presidente per una stagione prima dell’arrivo di Andrea.



Elkann per lo sport ha scelto in Francia, per il business, invece ha pescato in Italia affidando la Ferrari a Benedetto Vigna e Stellantis a Antonio Filosa, una scelta originale, ma azzeccata la prima, una chiamata meno sorprendente, ma si spera altrettanto fortunata la seconda. Ma d’altra parte ormai Ferrari vale e rende più di Stellantis, basta mettere a confronto le rispettive capitalizzazioni per vederlo: 82,15 miliardi la Ferrari e 26,96 Stellantis che raduna ben 14 marchi automobilistici. Come diceva il povero Marchionne però vendere auto e produrre utili non è abbastanza e la Ferrari deve vincere in Formula 1, cosa che dopo Montezemolo non è più successa e non capiterà neppure quest’anno nonostante l’arrivo di Lewis Hamilton, il Cristiano Ronaldo della Formula 1 (speriamo con finale diverso). Per far risorgere la Scuderia, il presidente Elkann ha chiamato da gennaio 2023 un condottiero francese con un grande passato nel mondo delle corse, amico di tutti nell’ambiente, ma senza esperienza di conduzione di un top team e dopo due anni i risultati ancora non si vedono, anzi sono già cominciati i rumors più disparati sul suo futuro. Dopo una deludente stagione bianconera, salvata in extremis da un rigore del capitano coraggioso Locatelli a Venezia, la Juve ha cominciato la ristrutturazione societaria chiamando un uomo che in carriera ha fatto di tutto nel mondo del calcio, giocatore, allenatore, dirigente e presidente tra Monaco, Saint-Étienne, Arsenal, Tottenham Hotspur, Liverpool e Fenerbahçe. Un curriculum solido che già un anno fa lo aveva portato ad avvicinarsi al Milan. Un uomo di calcio, come Vasseur è un uomo di corse. Chissà se almeno Comolli si metterà a parlare italiano. Todt e Blanc lo avevano fatto ed era servito.

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