Sorpresa: il governo Meloni è a favore della conferma del direttore del Museo Egizio di Torino

Via libera dal governo alla conferma di Greco, in passato attaccato dalla leader di Fratelli d’Italia. A giugno il passaggio in cda. Dopo la presidenza di Christillin un’altra mossa del ministro Giuli

Sorpresa: la premier Giorgia Meloni e il ministro della Cultura Alessandro Giuli benedicono la conferma del direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, accusato in tempi non lontanissimi di essere “razzista nei confronti degli italiani”. E per questo da anni nel mirino di Fratelli d’Italia al grido: “Quando saremo noi al governo ti cacceremo”. Così non è accaduto. Niente spoils system, questa volta. Perché il polo torinese – tra i più importanti al mondo e secondo solo a quello del Cairo – oltre alla bontà dell’offerta culturale e delle visite annuali ha aderito convinto al Piano Mattei, il grande progetto di Meloni per l’Africa. Si è arrivati a questo lasciapassare implicito – anche se tecnicamente il direttore lo sceglie in autonomia il cda – dopo la battaglia interna per la presidenza dell’Egizio. Quando un’altra riconferma, quella della presidente Evelina Christillin questa sì di competenza di Giuli, provocò uno scontro all’interno della squadra di governo di Fratelli d’Italia. Con il piemontese Guido Crosetto all’assalto – via sms – del collega della Cultura. Dovette intervenire la premier.


Era il novembre dello scorso anno: il titolare della Difesa accusò Giuli, da poco subentrato a Gennaro Sangiuliano, di essersi mosso in autonomia senza consultare il partito nella riconferma di Christillin, da sempre ostile a FdI e in difesa del direttore Greco. Giuli sostenne di aver discusso la nomina con un altro piemontese, il sottosegretario Andrea Delmastro. E alla fine per sedare gli animi dei due ministri, che dietro se ne dicono di ogni, dovette scendere in campo direttamente la premier. La resa dei conti riguardava ora il direttore del Museo, in scadenza a giugno. E da almeno sette anni nella lista nera di Fratelli d’Italia. Da quando, per la precisione, nel febbraio del 2018 fu protagonista di un faccia a faccia (diventato un video virale) con Giorgia Meloni arrivata a manifestare sotto il museo Egizio perché promuoveva biglietti scontati per chi parlava arabo. Un’iniziativa dedicata ai “nuovi italiani” per avvicinarli a una delle culture più importanti del mondo antico e di conseguenza alle loro radici. Per Meloni, allora leader di un piccolo partito di opposizione all’inseguimento della Lega di Matteo Salvini, era un’iniziativa di discriminazione al contrario su base religiosa, dimostrando di fare confusione tra religione e lingua parlata, come le spiegò, con enorme pacatezza (il video è su YouTube) Greco. Di acqua ne è passata sotto i ponti fino ad arrivare a Palazzo Chigi. E alla fine l’idea di non contrastare – sarebbe bastata una dichiarazione – la riconferma del direttore uscente è stata digerita da tutti i vertici. Dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari fino a Giorgia Meloni. Galeotta sarebbe stata la convinta adesione del Museo Egizio al Piano Mattei che in attesa di iniziare a dare frutti tangibili nel rapporto Italia-Africa ha prodotto una piccola novità culturale: niente spoils system nel sarcofago.


Simone Canettieri

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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