Moda, pioggia e potere: Dior sfila tra statue e grand tour

Sfilata cruise 2026 nella splendida cornice romana. Maria Grazia Chiuri omaggia Mimi Pecci Blunt, mentre Roma si conferma crocevia della moda internazionale

Mentre i modaioli si domandavano chi fosse quel ragazzo che augurava la buonasera a tutti in cravatta nera, senza riconoscere Alessandro Torlonia e nemmeno sapere che a un ricevimento in casa si riceve in smoking, anche se questa è Villa Albani Torlonia, meta dei Grand Tour dal XVIII secolo, con i suoi chilometri di vialetti e labirinti all’italiana e la favolosa collezione di statue “Alexander Albani vir eminentissimus instruxit et ornavit / Alexander Torlonia vir princeps in melius restituit”, martedì sera è andata in scena la collezione Dior cruise 2026 (con qualche incursione couture) firmata da Maria Grazia Chiuri, pronta alla nuova esperienza come impresaria teatrale. Come anticipammo qualche mese fa, con la famiglia e in quote quasi paritetiche, pur conservandone la maggioranza, la designer dotata dello spirito più imprenditoriale di questa generazione ha acquistato quattro anni fa il Teatro della Cometa, inaugurato nel 1958 da Mimi Pecci Blunt, l’ha restaurato, l’ha riaperto in questi giorni con una prima performance, e giustamente ha dedicato un tributo sartoriale alla donna che sostenne una quota non irrilevante di intellettuali europei fra le due guerre e che nella villa La Marlia, nella lucchesia, da Jean Cocteau, ad Alberto Moravia, Emilio Cecchi, François Poulenc e Arrigo Petrassi con il quale sviluppò nel 1933 un programma di concerti.

Fra le linee leggere e al tempo stesso rigorose tipiche di Chiuri ispirate al celebre “Bal Blanc” che la contessa organizzò nel 1930 a Parigi con Man Ray, hanno sfilato anche abiti e cappe che sembravano usciti da una rivista di lusso degli Anni Trenta o da “Bellezza” di Gio Ponti del 1941. Ha piovuto a dirotto, come puntualmente accade alle sfilate cruise di Dior tanto che molti ormai lo considerano un portafortuna, sono stati forniti ombrelli trasparenti per non turbare la visuale e le riprese. Molti ospiti internazionali, moltissima soddisfazione dell’assessore Alessandro Onorato che nelle scorse settimane ha organizzato con il sindaco Gualtieri una conferenza stampa per sottolineare il grande interesse che la moda-che-conta sta mostrando nei riguardi della capitale, dopo la chiusura, quasi due anni fa, di Altaroma, che peraltro era già giunta a conclusione della sua difficile parabola. L’anno giubilare, l’evidenza di quanto sia diventato pericoloso viaggiare in molte parti del mondo dove fino a pochi anni fa si organizzavano le grandi sfilate “crociera”, cioè i capi che restano quasi sei mesi in negozio e sui quali si investe moltissimo, la bellezza oggettiva della città nonostante le orde di turisti in mutande che affollano gli appartamenti del centro, emergenza sulla quale Onorato ha un bel rimuovere cassettine delle chiavi, è ora di approvare una normativa nazionale che preservi e non stravolga la bellezza di cui tanto ci vantiamo, hanno infatti portato in due settimane l’apertura della mostra “Dal cuore alle mani” dei Dolce&Gabbana al Palazzo delle Esposizioni, arricchita rispetto all’edizione milanese dello scorso anno, l’inaugurazione della Fondazione PM23 di Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, con mostra di abiti e dipinti contemporanei mai visti nella capitale a cura dell’ex direttrice della Galleria Borghese, Anna Coliva, l’annuale assemblea di Altagamma a Palazzo Colonna e alla Camera fra ottime prospettive di crescita di turismo e benessere “esperienziale” in un quadro di contrazione delle vendite di lusso fra il 2 e il 5 per cento e appunto Dior, inclusiva di visita di Delphine Arnault alla mostra sul Caravaggio al Museo Barberini. Si replica a metà luglio con la tre giorni capitolina dell’annuale grand tour dei Dolce&Gabbana, si stima una occupazione di 10mila camere, forse qualcuna nelle case delle cassettine.

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