La carezza di Meloni a Macron: martedì la visita del presidente francese a Roma. Fra dazi e Ucraina

Operazione disgelo di Palazzo Chigi: la premier invita il numero uno dell’Eliseo dopo mesi, anzi anni di tensioni. Kyiv sullo sfondo così come le tariffe americane

E dopo la manata di Brigitte, arriva la carezza di Giorgia. Martedì prossimo la premier Meloni riceverà a Palazzo Chigi il presidente francese Emmanuel Macron. Quanta letteratura e cronaca spicciola fra i duellanti di Roma e Parigi in questi quasi tre anni. L’ultimo scontro, fatto di dichiarazioni velenose e facce storte, a Tirana. Quando la coalizione dei volenterosi, con il presidente ucraino Zelensky, ha parlato con Donald Trump. Ma senza la premier italiana. Che poi ha motivato l’assenza alla call con il fatto che è contraria all’invio di truppe europee contro la Russia. “Fake news” per Macron e per l’ennesima puntata di una contesa che va avanti da quando la leader di Fratelli d’Italia è arrivata a Palazzo Chigi. Anzi, a dire il vero, da molto prima.

Questa visita si può leggere in un’ottica di disgelo tra Francia e Italia. Una mossa che guarda molto all’Ucraina, uno stagno. Davanti al quale l’Europa, seppur da posizioni diverse, non riesce a incidere fra il doppio gioco di Putin e la pazienza a ore di Trump. Evidentemente, tra sgambetti e rincorse ma anche bottiglie di vino a Bruxelles, Emmanuel e Giorgia si parlano. I funerali del Papa – qui la premier mancava nella foto con Trump e Zelensky – e l’elezione di Leone XIV hanno comunque tenuto in piedi il rapporto. Che si rilancia in giorni in cui la presidente del Consiglio ha più volte rivendicato un’intesa con il nuovo cancelliere tedesco Merz. Chissà se dietro a questa novità, quella di una visita che arriva il giorno dopo della festa della Repubblica, ci sia anche la mano del capo dello stato, tecnicamente omologo del francese e grande tessitore di una tregua Roma-Parigi in virtù anche del Trattato del Quirinale, applicato finora così così. Di sicuro, se si possono cogliere segnali nell’aria, ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato notizia di aver invitato a colloquio per oggi il capo della Polizia Vittorio Pisani “per riconfermare la stima e la fiducia della Repubblica nelle forze dell’ordine, la cui azione si ispira allo spirito democratico e ai valori della Costituzione”. Il tutto dopo lo scandalo del giorno: le parole pronunciate dalla Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa, che accusavano le forze di polizia italiane di razzismo. “Vergognose faziosità”, per Meloni. Ma anche per il resto del governo. In una giornata in cui Palazzo Chigi e il Quirinale sono sembrati perfettamente sulla stella lunghezza d’onda. Fatto che di per sé vorrebbe comunque una mezza notizia. Fino all’annuncio della visita di Macron. Guardando all’Ucraina e ai dazi.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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