Indipendenza e terzietà dei magistrati. Prendere appunti, please

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Il primo quesito referendario sul Jobs Act chiede la cancellazione delle norme che permettono di non reintegrare un lavoratore licenziato in modo illegittimo (se è stato assunto dopo marzo 2015). E’ già stato osservato che, se fosse approvato, si tornerebbe alla legge Fornero del 2012 e non all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970. Solo per i licenziamenti nulli o discriminatori, quindi, sarebbe di nuovo possibile il reintegro nel posto di lavoro. Per giunta, l’indennizzo massimo in caso di licenziamento scenderebbe dalle attuali 36 a 24 mensilità retributive. Curiosamente, invece, si parla meno di un altro e più clamoroso paradosso. Il Jobs Act, infatti, contempla la possibilità di reintegro, prima non previsto, per i dipendenti delle cosiddette “organizzazioni di tendenza”, cioè sindacati, partiti e associazioni religiose. Se la Cgil o il Pd licenzia un lavoratore, oggi questi può sperare in un reintegro. Con la vittoria del Sì potrebbe solo sognarselo. Divertente, nevvero?

Michele Magno


Al direttore – La condanna di Mauro Moretti è un atto di barbarie giudiziaria.

Giuliano Cazzola

A proposito di lotta contro la barbarie. Da appuntarsi le parole del vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, ieri al Quirinale. Primo: “Il magistrato non è un’autorità morale del paese e non deve mai confondere etica e diritto, accerta responsabilità individuali o dirime controversie tra parti private tutelandone i diritti fondamentali; non è invece portatore di generali valutazioni sui fenomeni sociali onde correggerli o indirizzarli”. Secondo: “La competenza consente al magistrato di resistere ai condizionamenti e alla tentazione di individuare il colpevole prima del giudizio, alla suggestione della giustizia senza processo. Battetevi con postura ferma con i provocatori di processi paralleli fuori dalle aule dei tribunali”. “Altra parola chiave è l’imparzialità che è indispensabile per l’uguaglianza di tutti davanti alla legge. E’ costitutiva dello stesso essere magistrati, è la radice fondante dell’essere magistrato. Bisogna adottare metodologicamente uno status psicologico che sia fondato sul dubbio”. Terzo: “Il magistrato non può lasciarsi attrarre da chi lo vorrebbe di volta in volta garante degli ‘interessi forti’ o degli ‘interessi deboli’; da chi vorrebbe che la magistratura diventasse un soggetto attivo nella congiuntura economica, così da trasformare l’aula giudiziaria in un ‘luogo di necessario’ […] e dovuto riequilibrio fra parte sociale forte e parte sociale debole”. Indipendenza e terzietà. E imparzialità. Prendere appunti, please.

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