Il ministro degli Esteri alla Camera si scaglia contro l’espulsione dei palestinesi a Gaza, il vicepremier al suo fianco applaude. E sull’antisemitismo: “Virus da estirpare”
È perfetto. Antonio Tajani per Gaza e Matteo Salvini lo applaude. Chiede il minuto di silenzio, dice, da ministro degli Esteri, da padre, nonno, che quanto avviene a Gaza “provoca dolore immenso e indigna le coscienze, ferisce i nostri valori”, ma ricorda anche che il virus dell’antisemitismo è “un virus da estirpare, un’erba maligna” e che nessun ebreo deve aver paura di passeggiare per strada, nascondersi. L’informativa urgente di Tajani, la più sofferta, spiega meglio di mille analisi perché sono passati quasi tre anni di governo Meloni: Salvini fa quello che dice Meloni, Tajani fa il nonno d’Italia e Meloni dirige.
Salvini che era andato a stringere le mani a Netanhayu tace, fa le smorfiette, ma applaude il collega quando ripete che non è accettabile l’espulsione dei palestinesi da Gaza, che “non servono slogan” o chi strizza l’occhio a interessi di bottega (il deputato Grimaldi di Avs, con kefiah protesta). Aula vuota, per il Pd parla Peppe Provenzano, accanto a Elly Schlein, e lo fa come Ingrao, con tono, arte. Tajani perde la parole e dice: “Mettiamo la disponibilità del cuore”. Sembra il poeta Montale. Altro che può fare ?