La recensione del libro di Stefano Sandrelli, Mimesis, 128 pp., 12 euro
Chi si aspetterebbe di sentire pronunciare a Giacomo Leopardi la frase “Ho voglia di vivere!”? Una delle primissime battute che Giacomo pronuncia nel sorprendente libro di Stefano Sandrelli è proprio questa. Due squattrinati: Giacomo Leopardi – 35 anni – e l’amico Antonio Ranieri – ventisettenne napoletano che decenni dopo sarà deputato e poi senatore – stanno mettendo in atto una fuga, partendo da Firenze e dirigendosi verso il capoluogo campano. Giacomo, con gli occhi che bruciano per una delle sue malattie, ha dettato una lettera per il padre, sostenendo che solo l’aria di Napoli può dare giovamento alla sua salute. E via in carrozza! È il settembre 1833.
Firenze è diventata invivibile per Giacomo. Le persone amiche sono superficiali e credulone, le altre persone lo guardano con sospetto per la sua intelligenza e la sua ironia, quasi fosse un disgraziato che porta perfino sfortuna. Antonio per parte sua non sta mai fermo; esule, gira inquieto le città d’Europa, si innamora e fa innamorare. Con Antonio, così diverso da lui, Giacomo avverte riaccendersi lo slancio vitale. Quello raccontato da Sandrelli non è il Giacomo che certa vulgata tramanda: triste, decrepito, senza alcuna voglia di vivere, pessimista o proprio depresso. Certo, la malinconia non lo abbandona, ma sorride, ride, libera quello spirito ribelle che lo accompagna fin da quando era bambino, ma che un’educazione rigida, per quanto ricca e preziosa, ha sedato fino alla repressione. La curiosità non ha mai smesso di animare il suo sguardo, e la forza della vita non ha mai smesso di infiltrarsi fra le pieghe di certa consapevolezza sulla natura umana.
Il libro di Sandrelli è un viaggio nello spazio e nella storia, che Giacomo Leopardi ci invita a intraprendere con lui. Ogni città che tocca, ogni elemento urbano o naturale si trasforma in occasione per ricordare con dolcissima nostalgia, e per raccontare con intelligente leggerezza: così, per passare il tempo, come in un qualsiasi viaggio. E il tempo corre, lasciandoci la sensazione di aver conosciuto una persona diversa rispetto a quella cui eravamo abituati. È un Leopardi, certo, sfortunato, ma che si salva grazie alla propria ironia, e che insegna anche a noi a ridere. Il Leopardi di Sandrelli non ci offre una risata sguaiata o superficiale, bensì la risata profonda e potente di chi conosce bene la finitezza umana, e sa che non le si può scampare, ma con l’arguzia domina il mondo e perfino la paura della morte.
Il coraggio di ridere. Biografia leopardianamente ironica di Giacomo Leopardi
Stefano Sandrelli
Mimesis, 128 pp., 12 euro